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Le province pedologiche: Provincia pedologica 9 - Suoli dei rilievi vulcanici del Vulture      
                     
Suoli dei rilievi e delle piane del Vulture, su rocce vulcaniche effusive. Sui versanti alle quote più elevate hanno profilo moderatamente evoluto e hanno sviluppato proprietà andiche; sulle piane e sui versanti alle quote più basse hanno profilo moderatamente o fortemente differenziato per effetto della lisciviazione, della brunificazione e della melanizzazione.

Si trovano a quote comprese tra poco meno di 300 e 1.326 m s.l.m. L'uso del suolo è costituito da boschi sui versanti più ripidi; pascoli, prati, seminativi, vigneti e oliveti sono presenti sulle pendenze meno accentuate e sulle piane. Hanno una superficie totale di 18.357 ha, l' 1,8% del territorio regionale.
I suoli dei versanti dell'edificio vulcanico principale, il monte Vulture, hanno profilo moderatamente differenziato. Molti di essi hanno sviluppato proprietà andiche, e sono classificabili come Andisols (il termine deriva dal giapponese e significa “suoli neri”, in riferimento al loro colore, tipicamente molto scuro).
Questa categoria tassonomica include i suoli originati da rocce vulcaniche effusive che manifestano caratteristiche peculiari, quali bassa densità apparente, elevata capacità di ritenuta idrica, elevata capacità di scambio cationico (anche se si tratta di suoli a carica variabile in relazione al pH), tixotropia. Tali caratteristiche sono conferite ai suoli dalla presenza di composti colloidali amorfi (allofane e imogolite) originati dall'alterazione, per idratazione, dei materiali d'origine, e che formano, con la sostanza organica umificata, dei complessi stabili. La formazione degli Andisuoli viene favorita dal mantenimento di una certa umidità nel suolo, ed è ostacolata da lunghi periodi secchi (Lulli 1990).
La xericità del clima è attenuata sui versanti del monte Vulture: all'aumentare della quota (a quote superiori a 800-900 m s.l.m.) e nelle esposizioni più fresche, il regime di umidità dei suoli è udico.
Questo effetto è testimoniato anche dalla presenza, in prossimità della cima, a quote superiori ai 1.200 m, di suoli con marcati caratteri podzolici (Spodosols). In questi suoli avviene la migrazione di complessi organico-minerali, che si accumulano in profondità. Il processo di podzolizzazione, tipico di climi freddi e umidi, è probabilmente favorito, qui, dalla presenza degli Andisuoli, i quali presentano molti caratteri predisponenti come, ad esempio, la presenza di materiali amorfi.
I suoli dei versanti posti alle quote più basse del monte Vulture, delle piane sottostanti e dei versanti dei rilievi circostanti, hanno profili moderatamente differenziati per brunificazione e melanizzazione.
Le proprietà andiche sono meno espresse, anche per effetto di un microclima che comporta una prolungata stagione secca, e l'alterazione dei materiali di origine ha condotto alla loro brunificazione, con formazione di orizzonti cambici ben espressi. L'arricchimento di sostanza organica degli orizzonti superficiali (melanizzazione) è un processo ampiamente diffuso, anche sui suoli dei medi e alti versanti. Questo processo pedogenetico ha portato alla formazione di due orizzonti superficiali, l'epipedon mollico e l'epipedon umbrico: la loro differenza è essenzialmente di tipo chimico, legata alla saturazione in basi del complesso di scambio, minore del 50% nell'umbrico, superiore nel mollico. Nel caso dei suoli a minor grado evolutivo, questa differenza sembra legata alla composizione mineralogica dei materiali effusivi di partenza, a componenti più o meno acidi. Nel caso dei suoli più evoluti, possono essere intervenute, successivamente, dinamiche legate alla progressiva alterazione dei materiali in ambiente xerico.
Oltre a questi suoli, sono presenti suoli a profilo fortemente differenziato, nei quali, oltre ai due processi pedogenetici citati, si è aggiunta la lisciviazione di particelle minerali di piccole dimensioni, prevalentemente argilla, con formazione di orizzonti profondi di accumulo (orizzonti argillici). Nelle porzioni più conservate delle piane, sono stati rilevati anche suoli estremamente evoluti (paleosuoli).
I suoli dell'edificio vulcanico del Vulture sono stati studiati da diversi autori, in particolare presso l’Università di Napoli (Violante P., Violante A.
1973) e l’Istituto Sperimentale per lo Studio e la Difesa del Suolo di Firenze (Lulli et al. 1975, 1978, 1983, Lulli 1990). A questi lavori si rimanda per approfondire gli aspetti pedogenetici sopra accennati.
 
                           

Il monte Vulture e le altre superfici di origine vulcanica, a depositi piroclastici.In primo piano,la piana di Rionero-Atella.
                           
 
Geologia e geomorfologia
Appartengono a questa provincia pedologica i rilievi dell'apparato vulcanico del Vulture. Oltre al monte omonimo, sono incluse le piane di origine vulcanica che si sono formate alla sua base, e altri versanti dei rilievi circostanti, che sono stati ricoperti dai prodotti effusivi. Le quote sono comprese tra 280 e 1.326 m s.l.m.
Il monte Vulture si presenta come una costruzione tronco-conica con una grande cerchia esterna quasi completa ad oriente e sfondata ad occidente.
All'interno, il cratere di un cono minore accoglie i due laghi naturali di Monticchio. E' un grande strato-vulcano di età post-calabriana, ubicato presso il bordo occidentale della fossa bradanica.
Costituisce l'unica manifestazione vulcanica pliopleistocenica sul versante orientale dell'Appennino.
E' un vulcano alcalino, da ricollegare al vulcanismo quaternario potassico della provincia romana, che si estende dal Lazio settentrionale (Bolsena) al Vesuvio. L'attività preponderante è consistita nell'emissione di piroclastiti e lave. Sulle sue pendici si trovano in prevalenza piroclastiti da flusso, alternate a lave sodico-potassiche (foiditiche e basanitiche). Si tratta di un rilievo di forma complessa, determinata dalla successione degli eventi vulcanici e tettonici, caratterizzato da versanti per lo più a pendenza elevata, profondamente incisi da una serie di impluvi ad andamento radiale. Per quanto riguarda i materiali parentali dei suoli, dall'esame dei profili realizzati sembra che siano le piroclastiti, facilmente alterabili, a fornire la quasi totalità di materiale, e che le lave partecipino in misura molto limitata. Anche nelle aree in cui affiorano le lave, il materiale di alterazione delle piroclastiti è presente in più o meno sottili coperture. Le lave si presentano in genere poco alterate. Il materiale derivato dall'alterazione delle piroclastiti è facilmente erodibile: questo può spiegare la potenza dei depositi colluviali nelle aree di basso versante. L'erosione ha interessato gran parte dell'edificio vulcanico, scavando sui fianchi ampi e profondi solchi radiali, che nella fascia marginale mettono in luce i termini sedimentari sottostanti.
Le piane vulcaniche sono superfici pianeggianti o sub pianeggianti, talora debolmente acclivi, localizzate alla base del monte Vulture a quote comprese tra 350 e 730 m s.l.m. Sono costituite da depositi piroclastici, e, in misura minore, da depositi colluviali di materiali provenienti dai versanti del monte Vulture. Sono presenti anche, verso valle, depositi fluviolacustri e lacustri.
Nelle figure seguenti sono riportate la distribuzione delle altimetrie e delle pendenze nella provincia pedologica 9.
 
                           
 

Distribuzione delle altimetrie
 

Distribuzione delle pendenze
   
   
Clima
Per l'inquadramento climatico delle aree pianeggianti presenti alla base del complesso vulcanico del Vulture si è fatto riferimento alla stazione di Melfi (531 m slm), mentre la stazione di Monticchio (450 m slm) è stata utilizzata per la caratterizzazione dei versanti più in quota.
Considerata la variabilità spaziale e l'estensione altitudinale di tale provincia pedologica, per ottenere serie climatiche sufficientemente attendibili anche per le aree poste alle quote più elevate, i dati di precipitazione e temperatura sono stati interpolati attraverso funzioni empiriche. Il gradiente della temperatura rispetto alla quota è stato interpolato con il fattore di -0.8°C ogni 100 metri, riscontrato per quest’area da uno studio del CNR (Raglione, 1978).
La distribuzione delle precipitazioni ha un andamento omogeneo per tutte le unità cartografiche; generalmente le piogge sono concentrate nel periodo ottobre-aprile, raggiungono valori massimi a novembre e minimi a luglio con una media annua di 834 mm a Melfi, di 835 mm per la stazione di Monticchio Bagni e di 900-910 mm relativamente ai versanti più in quota del Monte Vulture.
La temperatura media annua è di 13,7°C per la stazione di Monticchio Bagni, dove le medie mensili registrano valori massimi a luglio con 23,4°C e minimi a gennaio (4,7°C); valori di poco superiori caratterizzano la stazione di Melfi con medie annue pari a 14,1 °C, massimi pari a 23,6°C (agosto) e minimi a gennaio di 5,6°C. Nelle aree più in quota, corrispondenti alle fasce alte del Vulture, la temperatura media annua scende a 10-11°C con minime in gennaio che possono raggiungere gli 0°C e massime nei mesi di luglio e agosto raramente superiori ai 21°C.
L'analisi del pedoclima (Billaux, 1978) ha consentito la definizione dei regimi di umidità e di temperatura dei suoli: per le pendici forestali con
quota superiore a 800 m s.l.m., ascrivibili all'unita 9.1, è stato possibile riconoscere un regime di umidità udico e un regime di temperatura mesico.
Le fasce altimetriche inferiori, nelle quali rientrano le unità cartografiche 9.2 e 9.3, presentano, invece, un regime di umidità xerico in parte mitigato da un regime di temperatura mesico (stazioni di Monticchio Bagni e di Melfi). Per la definizione del regime di umidità sono stati presi in considerazione suoli con AWC pari a 100, 150 e 200 mm.
I dati termo-pluviometrici interpretati secondo il diagramma di Bagnouls e Gaussen per la valutazione della consistenza del periodo secco, hanno messo in evidenza come il periodo in cui le precipitazioni sono inferiori al doppio della temperatura espressa in °C si distribuisce a cavallo dei mesi di giugno, luglio ed agosto per la stazione di Monticchio Bagni e di Melfi e interessa solo pochi giorni del mese più caldo per le fasce altimetriche più elevate.
La classificazione del clima secondo la formula climatica proposta da Thornthwaite riferita ad un AWC generica di 150 mm, è C2B'2sb'3 e identifica per le stazioni di Melfi e Monticchio Bagni un clima subumido (C2) con indice di umidità globale pari a 7,54, secondo mesotermico (B'2) con ETP pari a 758. Si caratterizza quindi per una moderata deficienza idrica in estate (s con indice di umidità pari a 33,85) ed una concentrazione estiva dell'efficienza termica, intesa come rapporto tra ETP del trimestre estivo ed ETP annua, del 52% (b').
La classificazione fitoclimatica del Pavari colloca l'unità cartografica 9.2 nel Lauretum, sottozona fredda, II tipo con siccità estiva. L'unità cartografica 9.3 può essre riferita al Lauretum, sottozona media, II tipo con siccità estiva, in ragione delle esposizioni leggermente più calde. L'unità cartografica 9.1, probabilmente, è inquadrabile in gran parte nel Castanetum, sottozona calda, II tipo con siccità estiva.
Sono riportate le elaborazioni climatiche per le stazioni meteorologiche di Monticchio e Melfi.
   

Elaborazioni climatiche per la stazione meteorologica di Monticchio
   

Elaborazioni climatiche per la stazione meteorologica di Melfi
   
Uso del suolo e vegetazione
Le piane vulcaniche presentano condizioni pedologiche ed altimetriche favorevoli ad un'agricoltura specializzata ed intensiva, favorita anche dall'elevato grado di meccanizzazione e dalla disponibilità di acqua per l'irrigazione. In particolare, sono qui realizzate molte coltivazioni ortofrutticole, specializzate ed intensive. Diffusa è la coltivazione del pomodoro da industria, e anche di numerose ortive estivo-autunnali, le quali vengono attuate intercalari alla coltivazione di grano duro o delle foraggiere annuali. Tra le frutticole, è da segnalare la coltivazione del pesco. Man mano che altitudine e pendenza aumentano, tali colture lasciano spazio alla coltivazione di grano duro e di foraggiere annuali.
Dove le pendenze sono più elevate è sviluppata la viticoltura. Tra le uve da vino, la varietà più diffusa e nota è l'Aglianico, dalla quale si ottiene l'ottimo e rinomato vino DOC. Ai vigneti si alternano gli olivi, coltivati con sistemi sempre più razionali e specializzati, e per i quali negli ultimi anni si è assistito ad un incremento delle superfici.
Tra i boschi che ricoprono i versanti più ripidi e alle altitudini più elevate, è da segnalare l'ampia diffusione dei castagneti, governati sia a ceduo che a fustaia, molto fertili. Sono presenti anche castagneti da frutto.
Il monte Vulture è quasi completamente ricoperto da vegetazione forestale. Come sopra accennato, i boschi prevalenti sono i castagneti, ma grande diffusione hanno le formazioni a prevalenza di cerro, che occupano le stazioni più termo-xerofile, in genere alle quote più basse, e la faggeta, che occupa le aree più mesofile, in genere alle quote più elevate. Tali consorzi vegetali vengono spesso in contatto, e le condizioni microclimatiche determinano localmente la discesa del faggio, lungo gli impluvi e all'interno della caldera, a quote basse, come ad esempio nell'area dei laghi di Monticchio. Tale fenomeno è noto in ecologia forestale come “inversione termica” tra il faggio e le specie forestali più termofile, per cui il faggio occupa la posizione altimetrica inferiore, mentre a quote più elevate è presente l'associazione castagno- cerro.
Sono presenti, anche se in via subordinata, rimboschimenti di conifere (a Pinus ssp., Cupressus ssp., Abies ssp., Cedrus ssp). E' da segnalare, inoltre, specialmente nei territori di Atella e Rionero, la presenza di nuclei di frassineti termofili costituiti da Fraxinus angustifolia. Nelle incisioni delle piane e dei versanti posti alle quote più basse sono presenti formazioni prevalentemente arbustive a ginestre e cespugli spinosi (Spartium junceum, Rosa spp., Rubus ssp., Prunus ssp.), talora arboree (formazioni a Quercus ilex, Quercus cerris, Quercus pubescens, Ostrya carpinifolia, Fraxinus angustifolia).
Infine, una vegetazione acquatica e palustre, costituita da piante acquatiche galleggianti o sommerse, oltre che da canneti e consorzi di alofite (Phragmitetea, ecc.) è presente lungo le sponde dei laghi di Monticchio.
   
Le unità cartografiche della provincia pedologica 9

Vista tridimensionale del monte Vulture e della piana di Rionero in Vulture. Sono ben visibili le tre unità cartografiche che compongono la provincia pedologica 9.
   

UNITÀ 9.1
Suoli degli alti e medi versanti del monte Vulture, in prevalenza molto acclivi, spesso scoscesi. Si sono sviluppati su piroclastiti, e, in misura minore, su lave. Le quote variano da 600 a 1.326 m s.l.m.
In prevalenza hanno regime di umidità udico, soprattutto alle quote superiori a 700-800 m e nelle esposizioni più fresche.
L'unità è costituita da 1 sola delineazione, che ha una superficie di 2.074 ha.
E' ricoperta quasi interamente da boschi, ad eccezione di limitate aree, poste alle quote più basse, a pascoli o prati. Boschi di faggio sono diffusi alle quote più elevate, mentre nelle esposizioni più fresche possono scendere anche a quote basse (anche a meno di 700 m presso i laghi di Monticchio).
Nelle esposizioni più calde e alle quote più basse i boschi sono a prevalenza di cerro o di castagno.
Accanto a suoli con proprietà andiche ben espresse, sono presenti suoli a profilo moderatamente differenziato per brunificazione.
Tutti presentano, seppure con diversa intensità e potenza, epipedon umbrici o mollici (melanizzazione), per lo più in relazione alla diversa composizione dei materiali di partenza. In generale sitratta di suoli di

 
La faggeta presso i laghi di Monticchio.
   
notevole potenzialità; la loro principale limitazione è l'elevata erodibilità, sia per la natura dei materiali che per le forti pendenze.
I suoli Castagno sono ampiamente diffusi, e presentano caratteri andici moderatamente espressi. I suoli Capraro molto profondi si sono sviluppati in prevalenza in posizione di alto versante, mentre i suoli Maruccio sono stati rilevati nella fascia altimetrica più bassa dell'unità cartografica. I suoli Capraro moderatamente profondi coprono in genere superfici poco estese, caratterizzate da più intensi processi di erosione superficiale dei versanti.
                       
Suoli prevalenti
Suoli Castagno (CAS1)

Suoli molto profondi, hanno tessitura franco sabbiosa e scheletro scarso. La loro densità apparente, intorno a 1 g/cm3 negli orizzonti superficiali, cresce negli orizzonti profondi. Hanno reazione neutra, talora subalcalina in profondità. Hanno un orizzonte superficiale, spesso circa 20 cm, con un elevato contenuto di materia organica (sono stati rilevati valori intorno al 6 %), elevata capacità di scambio cationico e bassa saturazione in basi. Gli orizzonti sottostanti hanno capacità di scambio molto elevata e saturazione in basi molto bassa. Hanno permeabilità moderatamente alta e sono ben drenati.
Classificazione Soil Taxonomy: Andic Dystrudepts coarse loamy, mixed, superactive, mesic.
Classificazione WRB: Dystri-Andic Cambisols.

Suoli Capraro molto profondi (CAP1)
Questi suoli sono molto profondi, franco sabbiosi o sabbioso franchi e scheletro da scarso a frequente.
Hanno una bassa densità apparente, inferiore a 0,9 g/cm3, negli orizzonti superficiali, fino a oltre 70 cm di profondità. Hanno reazione neutra,
talora subacida in superficie. La loro capacità di scambio cationico è elevata, talora molto elevata nel substrato, mentre la saturazione in basi è molto bassa. Il loro contenuto di materia organica è elevato fino a oltre 50 cm di profondità (raggiunge valori anche intorno al 10 %). Hanno permeabilità alta e sono ben drenati.
Classificazione Soil Taxonomy: Typic Hapludands medial, mixed, superactive, mesic.
Classificazione WRB: Haplic Andosols.


Suoli Maruccio (MAR1)
Questi suoli si sono sviluppati a partire da materiali appartenenti alle fasi finali dell'attività vulcanica, che si sono probabilmente arricchiti di inclusi di altre rocce, di natura carbonatica o basica.
Sono presenti nella parte bassa dei versanti dell'edificio vulcanico, e, in particolare, nella caldera dei laghi di Monticchio. Sono molto profondi, a tessitura franco sabbiosa in superficie e franca in profondità, con scheletro da assente a comune.
Gli orizzonti superficiali hanno un contenuto in materia organica elevato (6-7 %) e una capacità di scambio cationico molto elevata. Hanno reazione neutra e media saturazione in basi in tutto il profilo. La permeabilità è moderatamente alta e il drenaggio buono.
Classificazione Soil Taxonomy: Typic Hapludolls fine loamy, mixed, superactive, mesic.
Classificazione WRB: Haplic Phaeozems.



Suoli subordinati
Suoli Capraro moderatamente profondi (CAP2)

Simili ai suoli CAP1, ne differiscono per la moderata profondità, limitata dalla roccia consolidata, costituita più spesso da piroclastiti da flusso, talora da lave.
Classificazione Soil Taxonomy: Typic Hapludands medial, mixed, superactive, mesic.
Classificazione WRB: Haplic Andosols.

Alle quote più elevate, superiori ai 1200 m slm, sono presenti suoli a marcati caratteri podzolici, che si accompagnano ai caratteri andici, segnalati e studiati da Lulli e Bidini (Lulli e Bidini 1975, 1978, Lulli, Bidini et al. 1983).
A causa della compresenza di tali caratteri evolutivi, sono stati classificati sia tra gli Spodosols che tra gli Andisols e hanno notevole interesse scientifico.
Coprono superfici molto ridotte, e sono indicatori di un microclima più fresco e umido.
 
Profilo rappresentativo dei suoli Maruccio (località Boschetto Maruccio, Montiicchio).
 
       
 
Profilo rappresentativo dei suoli Capraro moderatamente profondi (località Valle di Baldassarri, Barile). Nella parte bassa del profilo è visibile il contatto con la roccia effusiva consolidata.
 
                     
                         
UNITÀ 9.2
Suoli dei bassi versanti del monte Vulture, e dei versanti dei rilievi circostanti, in genere da debolmente a moderatamente acclivi, talora acclivi. I materiali di partenza sono costituiti da piroclastiti, con presenza di depositi colluviali. Posti a quote comprese tra 280 a 900 m s.l.m., hanno regime di umidità xerico.
L'unità, costituita da 10 delineazioni, ha una superficie complessiva di 10.537 ha.
L'uso del suolo è caratterizzato da alternanza di aree a vegetazione naturale (boschi a prevalenza di castagno e pascoli, che caratterizzano le superfici a maggiore pendenza, comprese le incisioni del reticolo idrografico minore) e aree agricole, con prevalenza di queste ultime. Prati e seminativi sono nettamente prevalenti, ad eccezione delle aree presso Melfi e Rampolla, e a ovest di Rionero in Vulture, dove sono presenti oliveti, e vigneti di pregio.
I suoli hanno grado di differenziazione del profilo diversificato. Accanto a suoli moderatamente evoluti per brunificazione, sono presenti suoli evoluti per lisciviazione. In gran parte presentano una evidente melanizzazione degli orizzonti superficiali, con sviluppo di epipedon umbrici o mollici.
Nelle delineazioni poste a est di Venosa i depositi piroclastici sono meno potenti e spesso rimaneggiati; localmente l'erosione ha agito in profondità e ha portato all'affioramento dei substrati sottostanti.
I suoli Gaudo sono ampiamente diffusi, come anche i suoli Santa Maria, i quali caratterizzano molte delle aree a vegetazione naturale. I suoli
Piano del Duca sono presenti in prevalenza con la fase moderatamente profonda (DUC1), in genere nelle aree a pendenza più elevata.

Suoli prevalenti
Suoli Santa Maria (SMA1)

Simili ai suoli Incoronata (vedi unità 9.3), sono tipici delle aree a copertura forestale. Sono molto profondi, a tessitura franco sabbioso argillosa o franca in superficie e franco argillosa in profondità, scheletro scarso o comune. Gli orizzonti superficiali hanno un buon contenuto in materia organica (intorno al 3 %).
La loro capacità di scambio cationico è media, e la saturazione in basi è media in superficie ed elevata in profondità. Hanno reazione neutra, per meabilità moderatamente alta e sono ben drenati.
Classificazione Soil Taxonomy: Typic Argixerolls fine loamy, mixed, superactive, mesic.
Classificazione WRB: Luvic Phaeozems.

Suoli Piano Del Duca moderatamente profondi (DUC1)

Questi suoli sono moderatamente profondi, per la presenza della roccia consolidata (piroclastiti).
Hanno tessitura franco sabbiosa, scheletro scarso o comune, e reazione neutra. Il loro contenuto in materia organica è scarso (intorno all'1%), la capacità di scambio cationico media o elevata, la saturazione in basi alta. Hanno alta permeabilità e drenaggio rapido.
Classificazione Soil Taxonomy: Typic Haploxerepts coarse loamy, mixed, superactive, mesic.
Classificazione WRB: Eutric Cambisols.

Suoli Gaudo (GAD1)

Suoli molto profondi, hanno tessitura franco sabbiosa o franca, scheletro assente o scarso. Hanno una bassa densità apparente, spesso inferiore a 0,9 g/cm3. Subacidi in superficie, sono neutri in profondità. Il loro contenuto in materia organica è elevato: 8-10 % negli orizzonti superficiali, 3-4 % negli orizzonti profondi. Hanno capacità di scambio cationico molto elevata e saturazione in basi molto bassa. Hanno permeabilità alta e sono ben drenati.
Classificazione Soil Taxonomy: Andic Dystroxerepts coarse loamy, mixed, superactive, mesic.
Classificazione WRB: Dystri-Andic Cambisols.


Suoli subordinati

Nell'unità sono presenti, su superfici ridotte, anche suoli Incoronata (per la loro descrizione si veda l'unità 9.3).
 
                         
UNITÀ 9.3
I suoli di questa unità si sono formati sulle piane di origine prevalentemente vulcanica alla base del monte Vulture, sub-pianeggianti o debolmente acclivi, poco incise dal reticolo idrografico minore.
I materiali di partenza sono dati, oltre alle piroclastiti, anche da depositi colluviali, nelle aree di raccordo con i bassi versanti soprastanti, e da
depositi fluviali e lacustri, presenti nelle porzioni più a valle. Le quote sono comprese tra 350 e 730 m s.l.m., e il regime di umidità è xerico.
L'unità è costituita da 4 delineazioni, e ha una superficie complessiva di 5.746 ha. La più ampia è costituita dalla piana di Rionero in Vulture e di Atella, interrotta a sud dalla conca fluvio-lacustre dalla quale prende origine la fiumara di Atella.
La seconda, per grandezza, è la piana di Melfi, a est del centro abitato. Le altre delineazioni si trovano tra Rampolla e Barile, e presso Inforchia, a sud di Atella.
L'uso del suolo è agricolo, soltanto lungo le scarse e poco profonde incisioni del reticolo idrografico è presente vegetazione naturale prevalentemente arbustiva. Nella piana di Rionero e Atella, come anche in quella di Inforchia, dominano largamente i seminativi e i prati stabili. Le piane di Melfi e Rampolla sono invece caratterizzate da alternanza di oliveti, seminativi e vigneti.
Come nell'unità precedente (unità 9.2), sono presenti suoli a diverso grado evolutivo, per brunificazione o lisciviazione, caratterizzati anche da
melanizzazione degli orizzonti superficiali. E' probabilmente a causa dell'erosione che alcuni suoli hanno un minore contenuto in materia organica, di poco inferiore alla soglia per la definizione dell'epipedon mollico (suoli Piano del Duca).
I suoli Gaudo sono ampiamente diffusi, in particolare nelle aree di raccordo con i versanti soprastanti, i suoli Incoronata si sono formati nelle porzioni di piane più stabili, meno influenzate da processi di erosione o di accumulo. I suoli Piano Del Duca profondi caratterizzano in genere aree debolmente o moderatamente acclivi.
 
Nell'unità 9.3, sui suoli Incoronata sono presenti vigneti di
pregio (località Piane dell'Incoronata, Melfi).
 
               
                         
Suoli prevalenti
Suoli Gaudo (GAD1)

Anche in questa unità, come nella precedente (unità 9.2), sono presenti questi suoli, che si sono sviluppati su superfici meno inclinate, in genere raccordate ai versanti a debole pendenza confinanti verso monte. Per la loro descrizione si rimanda all'unità 9.2
Classificazione Soil Taxonomy: Andic Dystroxerepts coarse loamy, mixed, superactive, mesic.
Classificazione WRB: Dystri-Andic Cambisols.

Suoli Incoronata (INC1)
Simili ai suoli Santa Maria (vedi unità 9.2), sono tipici delle aree coltivate. Sono molto profondi, a tessitura franco sabbioso argillosa o franco sabbiosa in superficie, e franca o franco argillosa in profondità. Lo scheletro, in genere scarso, talora è comune. Hanno in genere un epipedon mollico di spessore potente, ma con un contenuto in materia organica moderato (intorno all'1,5%).
Hanno media capacità di scambio cationico, alta saturazione in basi e reazione subalcalina, talora alcalina. La loro permeabilità è moderatamente alta e il drenaggio buono.
Classificazione Soil Taxonomy: Pachic Argixerolls fine loamy, mixed, superactive, mesic.
Classificazione WRB: Pachi-Luvic Phaeozems.

Suoli Piano Del Duca Profondi (DUC2)

Suoli profondi o molto profondi, hanno tessitura franco sabbiosa, talora franco sabbioso argillosa in superficie e scheletro scarso o assente. La reazione può essere alcalina in profondità. Per gli altri caratteri, sono simili ai suoli Piano Del Duca moderatamente profondi (vedi unità 9.2).
Classificazione Soil Taxonomy: Typic Haploxerepts coarse loamy, mixed, superactive, mesic.
Classificazione WRB: Eutric Cambisols.


Suoli subordinati
Sono inoltre presenti, anche se scarsamente diffusi, suoli Piano Del Duca moderatamente profondi (per la loro descrizione si veda l'unità 9.2).
In alcune ristrette porzioni delle piane più ampie, in posizione distale rispetto alla base dei versanti (come, ad esempio, presso Atella), sono presenti superfici molto antiche, che da lungo tempo non sono state interessate da apporti fluviali o colluviali.
Qui si sono conservati suoli molto evoluti (Palexeralfs).
 

Profilo rappresentativo dei suoli Piano del Duca profondi (località Piano del Vescovo, Atella).