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Introduzione    

Il problema dell'inquinamento, in particolare dell'inquinamento delle acque, è strettamente collegato al grado di sviluppo tecnologico raggiunto dagli insediamenti umani.

A tal riguardo il legislatore è intervenuto con una serie di provvedimenti finalizzati, in un primo momento, a tutelare la qualità dell'acqua, in vista della sua utilizzabilità, poiché il verificarsi di scarichi indiscriminati comprometteva il successivo utilizzo delle acque contaminate.
Tuttavia, anche a seguito della trasformazione radicale dei sistemi produttivi, è cominciata a non bastare più una tutela delle acque volta ad evitare l'alterazione delle proprietà chimiche, fisiche e biologiche dell'acqua destinata al successivo utilizzo, poiché si riscontrava, con l'inquinamento delle acque, la compromissione dei beni di primaria importanza, come la salute pubblica e, in senso lato, il patrimonio ecologico ed ambientale.

Inoltre il panorama normativo era privo di omogeneità e coordinamento, creando così una confusa rete di competenze amministrative e repressive tali da compromettere una gestione unitaria ed efficace della funzione di tutela preventiva degli ecosistemi.

Solo nel 1999, attraverso il D.Lgs. 152, recante "Disposizioni sulla tutela delle acque dall'inquinamento a recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole" si è finalmente proceduto all'attuazione delle direttive comunitarie relative alla tutela delle acque. E' una innovativa riforma ed una regolamentazione unitaria della materia, concentrando nel Testo Unico quanto era precedentemente regolamentato dalla Legge Merli e successive modifiche, nonché da altre normative che in qualche modo andavano ad incidere sulla prevenzione delle acque dall'inquinamento, o, comunque, sull'utilizzo della risorsa idrica.

Il D.Lgs. 152/99 (come modificato dal D.Lgs. 258/2000) ha reso attuale il problema dell'inquinamento delle acque determinato anche dalle
attività agricole intensive, specie quelle del comparto zootecnico e nei casi di forte impiego di fertilizzanti azotati che possono determinare un progressivo accumulo di nitrati nel suolo e nelle acque. E' stato introdotto il principio degli obiettivi minimi di qualità ambientale per i corpi idrici, definiti in funzione non solo della qualità idrochimica delle acque, ma dell'intero ecosistema. In particolare, per il settore agricolo, si prevede un forte ruolo delle Regioni, teso ad individuare le zone vulnerabili da nitrati e a predisporre ed attuare interventi di formazione e informazione degli agricoltori su tale tema; interventi, questi, finalizzati a rendere efficiente ed efficace l'applicazione del codice di Buona Pratica Agricola.

Il presente lavoro rappresenta un'indagine preliminare di riconoscimento delle zone vulnerabili da nitrati di origine agricola secondo criteri e metodologie stabilite dal D.Lsg. 152/99, in modo tale da rendere disponibile agli attori dello sviluppo rurale e sostenibile uno strumento essenziale, seppure di partenza, necessario per meglio programmare le attività destinate all'agricoltura secondo una politica di tutela dell'ambiente, e per eseguire interventi mirati di protezione in relazione al grado di vulnerabilità del territorio.

Naturalmente la politica di tutela e salvaguardia dell'ambiente può essere ottimizzata attraverso altre indagini, tra l'altro contemplate sempre nel D.Lgs 152/99 (art. 20), tese ad individuare le zone vulnerabili da prodotti fitosanitari e quelle vulnerabili alla desertificazione.



Obiettivi
L'articolo 19 e l'allegato 7 del D.Lgs. 152/99 prevede l'individuazione delle zone vulnerabili, quali zone di territorio che scaricano direttamente o indirettamente composti azotati in acque già inquinate o che potrebbero esserle in conseguenza di tali scarichi e definisce il concetto di inquinamento da nitrati nei modi seguenti:
a - presenza di nitrati o la loro possibile presenza ad una concentrazione superiore a 50 mg/l nelle acque dolci superficiali, in particolare quelle destinate alla produzione di acqua potabile;
b - presenza di nitrati o la loro possibile presenza ad una concentrazione superiore a 50 mg/l nelle acque dolci sotterranee; c- presenza di eutrofizzazione, oppure la possibilità del verificarsi di tale fenomeno nell'immediato futuro nei laghi naturali di acque dolci o altre acque dolci, estuari, acque costiere e marine.

Partendo dal concetto di inquinamento sopra esposto, le Regioni devono individuare aree o "zone vulnerabili", distinguendole da quelle definite "zone non vulnerabili". Le Regioni dovranno rendere operativi i Programmi di azione obbligatori per la tutela delle acque, secondo i criteri stabiliti dalla legge e le prescrizioni contenute nel codice di buona pratica agricola di cui al D.M. 102/99 con l'obiettivo di:
a - limitare e regolamentare in agricoltura l'uso di concimi e fertilizzanti azotati, attraverso opportune campagne di formazione, informazione e monitoraggio;
b - regolamentare l'impiego in agricoltura delle deiezioni degli allevamenti e dei residui di lavorazione in agricoltura;
c - in aggiunta, fissare le restrizioni e rendere efficiente il monitoraggio previsto anche dal D.Lgs. 22/97.

Inoltre l'allegato 7 prescrive i criteri da adottare per l'individuazione delle zone vulnerabili, che devono tener conto delle caratteristiche fisiche ed ambientali delle acque e dei terreni che determinano il comportamento dei nitrati nel sistema acqua/terreno.

II presente lavoro costituisce una fase preliminare di suddivisione del territorio lucano, in zone vulnerabili e zone agricole non vulnerabili, in scala 1:250.000, in modo che possa essere più efficiente ed efficace l'attività di monitoraggio ed in conseguenza della quale, poter procedere in una seconda fase, a sostanziali approfondimenti e aggiornamenti, sulla base delle indicazioni fornite dal suddetto monitoraggio, che possano meglio individuare le zone vulnerabili a scale di maggiore dettaglio, quali 1:50.000 e/o 1:100.000, e da queste poter approntare i relativi programmi di azione.