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Le province pedologiche: Provincia pedologica 5 - Suoli dell’alta montagna arenaceo - marnosa        
                         
Suoli degli alti versanti dei rilievi montuosi arenaceo-marnosi posti al margine orientale della dorsale appenninica, a quote superiori a 800-1.000 m s.l.m. Il substrato è costituito da rocce sedimentarie terziarie (complessi eterogenei arenacei, arenaceo marnosi ed argillosi).

Hanno profilo scarsamente evoluto per fenomeni di erosione e accumulo, oppure moderatamente differenziato per brunificazione e, nel caso di materiali parentali calcarei, rimozione dei carbonati. I suoli fortemente evoluti per lisciviazione dell'argilla sono rari.

L'uso del suolo prevalente è costituito da boschi di latifoglie e pascoli, mentre le aree agricole interessano superfici molto ridotte. La superficie totale è di 45.093 ha, il 4,5 % del territorio regionale.
I suoli delle montagne arenaceo-marnose raramente presentano profili fortemente differenziati.
Fanno eccezione suoli che si sono sviluppati su alcune superfici a moderata pendenza, con materiali parentali derivati prevalentemente dall'alterazione di arenarie. Questi presentano, oltre alla completa decarbonatazione, un orizzonte di accumulo illuviale dell'argilla (orizzonte argillico) ben espresso.
L'elevata pendenza di molti versanti è favorevole ai processi erosivi, i quali non consentono un'evoluzione pedogenetica prolungata delle coperture pedologiche. La rimozione di materiale si traduce in un continuo “ringiovanimento” del profilo dei suoli. La suscettività all'erosione delle superfici più acclivi è attenuata dalla presenza di vegetazione naturale, che contribuisce alla stabilità dei versanti.
Fenomeni di dissesto possono comunque essere presenti soprattutto su terreni argillosi, o dove gli strati profondi presentano un'alternanza nella permeabilità. Un'altra conseguenza dell'erosione sono i processi di accumulo dei materiali erosi in depositi colluviali; anche questi fenomeni limitano la differenziazione dei profili in orizzonti evoluti.
In relazione all'intensità dei fenomeni di erosione e accumulo che si verificano alla loro superficie, i suoli di questa provincia pedologica possono avere profilo poco evoluto, scarsamente differenziato in orizzonti a pedogenesi iniziale, oppure moderatamente evoluto. In questi ultimi suoli, diffusi sulle superfici relativamente più stabili, si sono formati orizzonti di alterazione, con sviluppo di aggregati strutturali evidenti, e nei quali l'ossidazione dei minerali del ferro ha conferito una colorazione bruna (brunificazione). Nei materiali di partenza calcarei, è avvenuta una parziale decarbonatazione del profilo.
L'arricchimento in sostanza organica degli orizzonti superficiali, favorito dalla presenza della vegetazione naturale, ha portato alla formazione, su materiali non calcarei, di epipedon scuri, di spessore variabile, che in alcuni casi raggiungono i requisiti per la definizione dell'epipedon umbrico.
Nel caso dei suoli calcarei, la formazione di un epipedon mollico non sembra frequente.
La profondità dei suoli di questa provincia pedologica è spesso limitata dalla presenza della roccia o da un contenuto di scheletro molto abbondante.
In questi casi è importante che la gestione delle terre segua criteri conservativi

La costa tirrenica nei pressi di Maratea
     
 
Geologia e geomorfologia
Questa provincia pedologica comprende i rilievi dell'Appennino con quote superiori agli 800- 1.000 m s.l.m., localizzati nella porzione centrale e centro-meridionale della regione: si tratta di una serie di dorsali ad andamento subparallelo costituite da terreni miocenici successivi alla fase di trasporto orogenico (fase burdigaliana) responsabile della formazione dei rilievi calcarei posizionati più a ovest. Si tratta di formazioni geologiche (di Gorgoglione, di Stigliano, di Serra Palazzo) di tipo fliscioide con un preponderante elemento arenaceo (arenarie quarzose e micacee) e con un'elevata resistenza all'alterazione da parte degli agenti atmosferici. La conformazione delle sommità dei rilievi è tipica, secondo forme coniche irregolari che si staccano nettamente dalla base e che spesso prendono il nome di tempe; quando le creste si sviluppano da strutture monoclinali e assumono un aspetto frastagliato e asimmetrico, viene tipicamente impiegato il termine murge. Le unità stratigrafiche caratterizzate da componenti 5 argillosi (di Corleto Perticara, degli argilloscisti neri) sono più “tenere”ed erodibili, e spesso vanno a costituire le valli e le depressioni frapposte ai rilievi e alle tempe. Hanno inoltre contribuito alla formazione delle dorsali numerose faglie sia di tipo normale che di tipo disgiunto con direzione prevalente SE-NO.
La classe di pendenza prevalente è la moderatamente acclive, che interessa il 42% del territorio della provincia pedologica. Nelle classi acclive e molto acclive ricade un altro 40% delle superfici.

     
 

Distribuzione delle altimetrie

Distribuzione delle pendenze
         
Clima
Per l'inquadramento climatico di queste aree sono stati utilizzati i dati termo-pluviometrici della stazione meteorologica di Pescopagano, considerata anche a proposito della provincia pedologica n. 1. Questa stazione si trova a una quota di 954 m s.l.m. e può essere rappresentativa anche delle fasce altimetriche più basse della porzione più settentrionale di questa provincia pedologica.
Le precipitazioni sono concentrate nel periodo autunnale e invernale, e a Pescopagano raggiungono i 1.076 mm. Il mese più piovoso è dicembre, con una media di 151 mm. Luglio e agosto sono i mesi nei quali piove di meno, con medie mensili rispettivamente di 35 e 36 mm. Più a sud le precipitazioni aumentano. Questi dati devono essere considerati come delle soglie minime all'interno della provincia: nelle fasce altimetriche superiori le precipitazioni certamente sono più elevate.
La temperatura media annua a Pescopagano è 10,4 °C. I mesi più freddi sono gennaio e febbraio con rispettivamente 2 e 2,2 °C. Luglio e agosto sono i mesi più caldi, e presentano medie mensili identiche (19 °C). Come per le precipitazioni, anche per le temperature questi dati sono da riferirsi alle fasce altimetriche più basse.
Alle quote superiori i valori diminuiscono: effettuando una interpolazione dei dati termometrici di Lagonegro in funzione della quota utilizzando il gradiente di temperatura di -0.6 °C ogni 100 metri (Raglione, 1990), si ottiene che alla quota di 1500 m la temperatura media annua è di circa 7°C.
I dati termo-pluviometrici, interpretati secondo il diagramma di Bagnouls e Gaussen, evidenziano un deficit idrico estivo quasi assente.
La stima del regime di umidità dei suoli con il metodo Billaux ha identificato, nei casi di AWC presi in considerazione (100, 150 e 200 mm), il regime udico. Il regime di temperatura dei suoli è mesico.
E' possibile che nelle aree cacuminali, alle quote più elevate, oltre i 1.700 m, sia presente il regime di temperatura dei suoli frigido.
La classificazione del clima secondo la formula climatica proposta da Thornthwaite, è B3B'1rb'4, che identifica un clima umido (B3), con indice di umidità globale di 68, primo mesotermico (B'1) con evapotraspirazione potenziale (ETP) annua di 639 mm. Il deficit idrico è assente o debole, (r con indice di umidità di 84) e la concentrazione estiva dell'efficienza termica, intesa come rapporto tra ETP del trimestre estivo ed ETP annua, è del 51 %.
La classificazione fitoclimatica di Pavari attribuisce Pescopagano al Castanetum, sottozona calda. A questo, salendo di quota, si aggiungono il Castanetum sottozona fredda, e il Fagetum. In questa provincia pedologica ricadono i rilievi montuosi di Monte Volturino-Sellata e Monte Li
Foi di Picerno ascrivibili, rispettivamente, al Fagetum freddo e al Fagetum caldo.

Elaborazioni climatiche per la stazione meteorologica di Pescopagano
   
Uso del suolo e vegetazione
Questa provincia pedologica ha scarsa vocazione agricola, ma include aree di elevato valore naturalistico e ambientale. Gran parte delle superfici è coperta da formazioni boschive di latifoglie, tra le più belle e meglio conservate dell'Appennino meridionale, ricadenti in aree protette, o inserite tra i Siti d'Interesse Comunitario (S.I.C.) e nelle Zone a Protezione Speciale (Z.P.S.).
Le associazioni vegetali tipiche sono il Quercecion pubescentis-petraeae e l'Orno-Ostryion nelle zone più calde e a quota più bassa, mentre le aree più fredde vengono occupate dalle faggete. E' presente, infatti, una vegetazione forestale a prevalenza di latifoglie decidue (Quercus cerris, Quercus frainetto, Quercus pubescens, Castanea sativa e Fagus sylvatica), con vegetazione arbustiva costituita in prevalenza da ginestre e cespugli spinosi (Spartium junceum, Rosa spp., Rubus spp., Prunus spp., Juniperus sabina), ed erbacea rappresentata da Digitalis micrantha, Fragaria vesca, Lilium spp., Orchis spp., Polmonaria spp. Ranunculus spp., Carlina spp.. Sono presenti rimboschimenti a prevalenza di conifere (Pinus spp., Cupressus spp.).
Nella fascia superiore a quella dei boschi a prevalenza di cerro sono presenti le faggete. Queste sono essenzialmente di tipo termofilo, di contatto o transizione con i boschi sub-montani a prevalenza di querce e carpini, dell'associazione Aquifolio-Fagetum. Sono contraddistinte dalla presenza nel sottobosco di specie laurifille sempreverdi, tra cui Ilex aquifolium, il quale in alcune zone, come a San Severino Lucano e in località Timpa delle Murge a Terranova di Pollino, può svilupparsi anche in densi popolamenti nei quali sono presenti anche individui di grandi dimensioni. Un altro aspetto interessante di queste formazioni forestali è rappresentato dalla presenza di nuclei autoctoni di Abies alba, allo stato puro e consociati, come è il caso dell'Abetina di Laurenzana.
Quest'ultima è molto importante sia dal punto di vista botanico che come risorsa genetica forestale.
Tale abetina ha una superficie di 323 ha ed è uno dei pochi nuclei autoctoni di abete bianco.
L'abete si rinnova sia allo stato puro che consociato con il cerro e il faggio.
Meno diffusa la presenza di boschi di ontano napoletano, ubicati essenzialmente nel territorio a cavallo tra Moliterno e Lauria.
Le aree sommitali sono ricoperte da praterie erbose a Festuco-Brometalia. Le restanti superfici, sono caratterizzate da vegetazione rada e cespugliosa, e sono destinate al pascolo, per una zootecnia estensiva e con ordinamento produttivo semibrado, che vede predominare l'allevamento ovino e caprino. E' da segnalare inoltre che in molti di questi comprensori è presente l'allevamento di bovini di razza Podolica, bovino ad attitudine prevalentemente da carne, autoctono dell'Appennino centro-meridionale, che ben si adatta alle condizioni ambientali e pabulari di questa zona.
In aree molto limitate, dove le pendenze sono più lievi e alle quote più basse, è praticata la coltivazione di frumento duro e di foraggere annuali.
   
Le unità cartografiche della provincia pedologica 5  

In questa immagine tridimensionale è riportata la carta pedologica nella zona tra il Monte Raparo e il Monte Alpi.
Sono ben visualizzate in particolare le differenze morfologiche tra le unità cartografiche 5.2 e 5.3, e anche
tra queste e l'alta montagna calcarea (provincia pedologica n. 1).
   

UNITÀ 5.1
Suoli degli alti versanti posti al confine meridionale della Regione, a litologia costituita prevalentemente da argilloscisti neri con inclusioni di quarzareniti, ofioliti e calcari. Sono caratterizzati da superfici acclivi o molto acclivi.
Le quote sono comprese tra gli 800 m s.l.m. e i 1.713, con prevalenza della fascia tra i 1.000 e i 1.400 m. Le principali culminazioni sono il monte Armizzone presso Castelsaraceno (1.222 m), il Monte Caramola (1.524 m), il Timpone della Rotondella (1.666 m) e il Monte Sparviere (1.713 m) nel Pollino.

L'unità è costituita da 6 delineazioni, che hanno una superficie complessiva di 8.960 ha. L'uso del suolo è caratterizzato da un'alternanza di boschi e pascoli. I suoli più diffusi sono poco evoluti, a pedogenesi iniziale (suoli Rusciano); subordinatamente sono presenti suoli a profilo moderatamente evoluto per brunificazione e per moderata melanizzazione (suoli Calvario), e suoli poco evoluti.

 

Nell'unità cartografica 3.1 sono presenti boschi di pregio. Nella fotografia, una fustaia di castagno presso Trecchina.
Suoli prevalenti
Suoli Rusciano (RUS1)
Suoli profondi per la presenza della roccia a profondità superiore al metro, con scarsa differenziazione del profilo. Hanno tessitura franca, scheletro da scarso a comune, e sono non calcarei o scarsamente calcarei. La loro permeabilità è moderatamente alta, il drenaggio buono.
Classificazione Soil Taxonomy: Typic Udorthents coarse loamy, mixed, nonacid, mesic.
Classificazione WRB: Eutric Regosols.

       
                 
  I suoli Rusciano hanno spesso una copertura boschiva: un querceto presso Terranova del Pollino.
                           
Suoli subordinati
Su superfici relativamente stabili si sono evoluti i suoli Calverio, descritti nell'unità 5.2, cui si rimanda.
Presso Terranova del Pollino, su calcari arenacei, sono presenti suoli poco evoluti, moderatamente profondi e calcarei, appartenenti alla famiglia dei Typic Udorthents coarse loamy, mixed, calcareous, mesic (Paralithic Regosols).
                           
UNITÀ 5.2
Suoli degli alti versanti dei rilievi meridionali, a morfologia complessa, caratterizzata dall'alternanza di versanti ondulati e ripiani meno inclinati.
Generalmente le pendenze sono inferiori al 25%, anche se sono presenti versanti più ripidi, acclivi o molto acclivi.

La litologia è costituita da argilloscisti neri con inclusioni di quarzareniti, ofioliti e calcari. Le quote sono comprese tra gli 800 e i 1.720 m s.l.m. (monte di Mola, nel Pollino), anche se in prevalenza rientrano tra i 900 e i 1.500 m.

L'unità è costituita da 3 delineazioni, e ha una superficie totale di 9.730 ha. L'utilizzazione del suolo è caratterizzata dall'alternanza di boschi, pascoli, e, alle quote più basse, aree coltivate.

Suoli moderatamente evoluti, per brunificazione e per moderata melanizzazione (suoli Calvario), caratterizzano le superfici più stabili; a questi si alternano a suoli poco evoluti (suoli Rusciano).
 


Paesaggio tipico dell'unità cartografica 5.2, presso
Terranova del Pollino.

 
               
                             
Suoli prevalenti
Suoli Calvario (CAL1)

Suoli moderatamente profondi, limitati dal contatto con la roccia alterata. Hanno tessitura franco limosa, talora franco limoso argillosa in profondità,
e scheletro da scarso a comune. L'orizzonte minerale di superficie ha le caratteristiche di un epipedon mollico, ad eccezione in genere dello spessore. Sono suoli da non calcarei a scarsamente calcarei, a reazione da subalcalina ad alcalina e con alto tasso di saturazione in basi. La loro permeabilità è moderatamente bassa e il drenaggio è buono.
Classificazione Soil Taxonomy (1998): Humic Eutrudepts fine loamy, mixed, active, mesic.
Classificazione WRB (1998): Eutric Cambisols. Suoli Rusciano (RUS1)
Per la loro descrizione si rimanda all'unità cartografica precedente (5.1).
 
I suoli Calvario possono talora essere profondi: nella fotografia, un profilo rilevato in località Serra della Cappellina
(S. Severino Lucano).
   
UNITÀ 5.3
Suoli degli alti versanti costituiti in prevalenza da alternanze di arenarie e marne argillose, posti nella parte centro-meridionale della regione, tra la valle dell'Agri e il Monte Alpi. Si sono sviluppati su versanti acclivi o molto acclivi, profondamente incisi dal reticolo idrografico minore.
Fanno parte di questa unità la Murgia d'Andrea (1.428 m), il monte Falapato (1.330 m) e il monte Asprello (1.322 m). Le quote sono comprese tra i 800 e i 1.440 m s.l.m.
L'unità è costituita da 2 delineazioni, per una superficie complessiva di 6.380 ha. L'uso del suolo è a boschi e pascoli.
I suoli più diffusi hanno profilo moderatamente differenziato per parziale decarbonatazione e brunificazione (suoli Malcanale). Nelle aree più stabili sono presenti suoli a profilo completamente decarbonatato e con un forte arricchimento in materia organica degli orizzonti superficiali (suoli Asprello). In entrambe le tipologie, la terra fine è derivata in prevalenza dall'alterazione della componente litologica marnosa.


Suoli prevalenti
Suoli Malcanale (MAL1)

Suoli profondi, molto calcarei, a tessitura argillosa, con scheletro frequente in superficie e abbondante in profondità. Hanno reazione alcalina, permeabilità moderatamente bassa e drenaggio buono.
Classificazione Soil Taxonomy: Typic Eutrudepts fine, mixed, active, mesic.
Classificazione WRB: Calcaric Cambisols.
   
                       
Suoli Asprello (ASP1)
Suoli con epipedon umbrico in genere ben sviluppato, e con elevato contenuto in sostanza organica.
Hanno tessitura da franco argillosa ad argillosa, e scheletro da scarso a frequente. Non calcarei, presentano bassa saturazione in basi, reazione subacida in superficie e acida in profondità.
Hanno permeabilità moderatamente bassa e drenaggio buono.
Classificazione Soil Taxonomy: Humic Dystrudepts fine, mixed, superactive, mesic.
Classificazione WRB: Haplic Umbrisols.


Suoli subordinati
Sono talora presenti suoli a tessitura più grossolana, nei casi in cui nei materiali di partenza prevalga la componente arenacea.
 
                       
UNITÀ 5.4
Suoli degli alti versanti dei rilievi a prevalenza di arenarie quarzoso feldspatiche caratterizzati da una morfologia aspra e da creste frastagliate e asimmetriche in parte conosciuti con il termine di Piccole Dolomiti Lucane. Le pendenze sono variabili: versanti fortemente acclivi, talora scoscesi o fortemente scoscesi, si alternano a versanti moderatamente acclivi. La pietrosità superficiale è in genere abbondante. Le quote sono comprese tra gli 800 e i 1.455 m s.l.m. della Timpa S. Nicola.
L'unità, formata da 3 delineazioni, ha una superficie totale di 8.995 ha. E' caratterizzata dall'alternanza di boschi e pascoli, mentre le aree agricole sono sporadiche.
I suoli più diffusi hanno profilo moderatamente differenziato, con presenza di un orizzonte cambico in genere ben sviluppato e brunificato (suoli Piani Parete). Sulle superfici più conservate e a minore pendenza si sono sviluppati suoli a profilo fortemente differenziato per lisciviazione (suoli Ponte del Corvo). Subordinatamente, sono presenti suoli a profilo scarsamente differenziato per erosione.


Suoli prevalenti
Suoli Piani Parete (PPA1)

Suoli profondi, franco sabbiosi e con scheletro assente o comune. Non calcarei, hanno reazione subacida o neutra e saturazione in basi alta, talora media. La loro permeabilità è moderatamente alta, il drenaggio buono.
Classificazione Soil Taxonomy: Typic Eutrudepts coarse loamy, mixed, superactive, mesic.
Classificazione WRB: Eutric Cambisols.

Suoli Pietra Del Corvo (PCO1)

Suoli evoluti e molto profondi, con evidente orizzonte argillico. Hanno tessitura franca nell'orizzonte superficiale, da franco argillosa ad argillosa in profondità; lo scheletro varia da assente a comune. Non calcarei, presentano reazione acida o subacida e saturazione in basi media o alta. La permeabilità è moderatamente bassa e sono ben drenati.
Classificazione Soil Taxonomy: Typic Hapludalfs fine loamy, mixed, active, mesic.
Classificazione WRB: Haplic Luvisols.


Suoli subordinati

Sulle superfici più erose, e caratterizzate dalla presenza di affioramenti rocciosi, sono presenti suoli sottili e poco evoluti.
   
Querceto sui monti di Accettura.
                 
         
                       
 
Profilo rappresentativo dei suoli
Pietra del Corvo (presso Accettura).
       
                               
UNITÀ 5.5
Suoli degli alti versanti costituiti prevalentemente da argilloscisti, marne argillose e calcari marnosi.
Si trovano in due zone, una a nord-ovest, comprendente il monte Carruozzo (che raggiunge i 1.227 m di quota) presso Pescopagano, e l'altra
nei pressi di Laurenzana e di Corleto Perticara, che include il monte Pilato (1.580 m) e il monte Malomo (1.318 m). Le sommità dei rilievi sono in genere arrotondate, i versanti debolmente o moderatamente acclivi, subordinatamente versanti acclivi o molto acclivi. L'unità è caratterizzata dalla presenza di numerose sorgenti, e le quote sono comprese tra gli 800 e i 1.580 m s.l.m., prevalentemente 1.000-1.200 m.
Le 2 delineazioni che la compongono hanno una superficie complessiva di 11.028 ha, e sono prevalentemente occupate da boschi e pascoli, con presenza di sporadiche aree agricole. In questa unità cartografica è stato realizzato l'invaso artificiale di Saetta.
I suoli più diffusi, i Monte Pilato, hanno profilo poco differenziato e presentano in genere una moderata melanizzazione degli orizzonti superficiali.
Nelle aree a minore pendenza i suoli sono moderatamente evoluti per brunificazione, e presentano moderati caratteri vertici (suoli Matinelle).


Suoli prevalenti
Suoli Monte Pilato (PIL1)

Sono suoli poco evoluti e moderatamente profondi, limitati dal substrato roccioso presente solitamente entro 1 m di profondità.
Hanno tessitura franca, scheletro abbondante, e un epipedon mollico con moderato contenuto in sostanza organica.
Ad eccezione dell'epipedon, che è da non calcareo a moderatamente calcareo, sono molto calcarei. Hanno reazione da neutra ad alcalina.
Sono suoli ben drenati e con moderata permeabilità.
Classificazione Soil Taxonomy: Entic Hapludolls loamy skeletal, mixed, superactive, mesic.
Classificazione WRB: Skeleti-Calcaric Phaeozems.

Suoli Matinelle (MTN1)
Suoli moderatamente profondi o profondi, limitati dalla roccia poco alterata, a tessitura argillosa, hanno tendenza alla fessurazione nella stagione estiva. Il contenuto in scheletro è in genere comune.
Sono da moderatamente calcarei a molto calcarei, e subalcalini. Il loro drenaggio è in genere mediocre, la permeabilità bassa.
Classificazione Soil Taxonomy: Vertic Eutrudepts fine, mixed, superactive, mesic.
Classificazione WRB: Vertic Cambisols.