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Le province pedologiche: Provincia pedologica 12 - Suoli delle colline argillose
                       
Suoli dei rilievi collinari argillosi della fossa bradanica e del bacino di Sant'Arcangelo, su depositi marini a granulometria fine, argillosa e limosa e, subordinatamente, su depositi alluvionali o lacustri. In prevalenza sono a profilo moderatamente differenziato per ridistribuzione dei carbonati e brunificazione, e hanno caratteri vertici; sulle superfici più erose sono poco evoluti e associati a calanchi.
Sulle superfici sub-pianeggianti hanno profilo differenziato per lisciviazione, ridistribuzione dei carbonati, e melanizzazione.

Le quote sono comprese tra i 20 e i 770 m s.l.m. L'uso del suolo prevalente è a seminativo, subordinatamente a vegetazione naturale erbacea o arbustiva, spesso pascolata. La loro superficie totale è di 157.705 ha, pari al 15,8 % del territorio regionale.
In questa provincia pedologica, che appartiene, insieme alle due precedenti (province 10 e 11), alla fossa bradanica e al bacino di S. Arcangelo, le antiche superfici sono rare, a causa delle caratteristiche dei substrati argillosi, instabili dal punto di vista geomorfologico. Le aree più stabili, subpianeggianti, in genere in posizione sommitale, sono talora caratterizzate da sottili coperture di materiale alluvionale argilloso-limoso con percentuali variabili di sabbia. Tali superfici si sono conservate in particolare nella porzione settentrionale della provincia pedologica, mentre sono estremamente ridotte nelle porzioni centrali e meridionali. Su queste morfologie si sono sviluppati i suoli più evoluti, che presentano una ridistribuzione dei carbonati con formazione di orizzonti di accumulo secondario (orizzonti calcici), e una lisciviazione dell'argilla che ha portato alla formazione di orizzonti di accumulo (orizzonti argillici) moderatamente spessi. In questi suoli l'ossidazione dei minerali del ferro ha condotto alla brunificazione. Favorita dalla scarsa presenza di fenomeni erosivi, si assiste in questi suoli alla melanizzazione degli orizzonti superficiali, con formazione dell'epipedon mollico, di colore scuro e ricco in sostanza organica.
Molto più diffusi sono i suoli a profilo moderatamente evoluto. A partire dal substrato argilloso, la pedogenesi porta dapprima all'allontanamento
dei sali liberi, più solubili, e successivamente alla ridistribuzione dei carbonati. Questa è avvenuta, in questi suoli, con intensità diversa in relazione alla stabilità delle superfici: in quelle più stabili la decarbonatazione degli orizzonti superficiali è significativa, e si assiste alla formazione di orizzonti di accumulo dei carbonati secondari (orizzonti calcici), in genere non molto profondi. In molti suoli questo processo è avvenuto in misura più limitata.
Il processo pedogenetico che caratterizza la maggior parte dei suoli della provincia è la vertisolizzazione.
Il nome di questo processo deriva dal latino vertere (girare, rivoltare): questi suoli infatti hanno un profilo relativamente omogeneo dalla superficie fino a una profondità di 60-80 cm, come se fossero stati arati.
L'omogeneità è evidente sia nel colore che in altri caratteri, come ad esempio la tessitura e il contenuto in sostanza organica. Questo fenomeno è dovuto alla tessitura argillosa, alla presenza di argille a reticolo espandibile, e a un clima a forti contrasti stagionali. Nei periodi secchi la contrazione delle argille provoca l'apertura di profonde fessurazioni, le quali si richiudono nei periodi umidi, con il rigonfiamento delle argille. La chiusura delle fessure provoca forti pressioni all'interno degli orizzonti interessati, a causa del materiale caduto dalla superficie in profondità nel periodo in cui le fessure erano aperte. Tali pressioni sono testimoniate da figure pedogenetiche caratteristiche, le facce di pressione e scivolamento, presenti tipicamente negli orizzonti sub-superficiali di questi suoli. I suoli che presentano questi fenomeni sono denominati vertisuoli.
I vertisuoli di questi ambienti sono profondamente fessurati nel periodo estivo. Normalmente, le fessure sono già visibili a partire dal mese di aprile, e si richiudono solamente nei mesi di ottobre o novembre, per effetto delle piogge autunnali. Il fatto che la fessurazione di questi suoli si prolunghi per oltre sei mesi, è un carattere che evidenzia un pedoclima prossimo all'aridità.
I versanti argillosi sono talvolta “interrotti” da aree pianeggianti, costituite da lembi di terrazzi alluvionali.
Si tratta di aree residuali di superfici che nel passato probabilmente erano molto più ampie, e che sono state in gran parte smantellate. Queste aree, poste a quote molto diverse rispetto ai fondivalle attuali dei corsi d'acqua che le hanno originate, hanno in genere superfici molto limitate e
raramente raggiungono dimensioni cartografabili alla scala del presente lavoro. Appartengono alla provincia pedologica n. 14. Per effetto dell'intensa erosione, molti versanti sono caratterizzati da suoli poco evoluti, a profilo indifferenziato, accanto ad aree calanchive, che si presentano denudate, con il substrato affiorante.
La presenza dei calanchi, vere e proprie badlands, su ampie aree, fa sì che è essenzialmente al territorio di questa provincia pedologica che si associa la percezione del rischio di desertificazione per il territorio lucano.
L'erosione non si limita alle aree a calanco, ma è presente anche sui versanti meno pendenti, coltivati a seminativo. Questa coltura infatti, soprattutto se condotta su superfici a pendenze elevate, scopre il suolo nel periodo invernale, quando le precipitazioni sono concentrate, e lo rende più esposto agli agenti erosivi. Per ovviare a questi inconvenienti, molte sono le azioni che si possono intraprendere, oltre naturalmente a evitare la coltivazione a seminativo dei versanti più ripidi. Ad esempio, è necessario evitare le arature a rittochino, effettuare sistemazioni dei terreni che interrompano i pendii troppo lunghi, e che realizzino una efficiente regimazione delle acque di scorrimento superficiale.
 
                             

Processi di erosione superficiale dei suoli nei seminativi: sono visibili i solchi di erosione nella parte alta del rilievo, e gli
accumuli di materiale al piede del versante (bassa valle del Bradano, presso Montescaglioso).
                             
 
Geologia e geomorfologia

La provincia pedologica è caratterizzata da una serie di rilievi collinari costituiti dall'estesa formazione delle argille grigio-azzurre della fossa bradanica e del bacino di Sant'Arcangelo, appartenenti a vari cicli sedimentari marini, prevalentemente pliocenici, talora pleistocenici. Si tratta
di depositi marini di mare profondo, costituiti da argille marnose, talora siltose, compatte, a frattura concoide o subconcoide, con contenuti in carbonato di calcio mediamente intorno al 20%. Talora sono presenti sottili intercalazioni sabbiose o sabbioso-siltose.
Questi rilievi presentano forme di instabilità diversificate, che influenzano la morfologia dei versanti. I versanti a morfologia dolcemente ondulata,
con pendenze deboli o moderate, sono caratterizzati da erosione laminare, o per piccoli solchi, e da colate fangose e soliflussi; talora sono presenti fenomeni più profondi, di frane per colamento.
I versanti più ripidi, spesso scoscesi, sono caratterizzati da forme di erosione lineare. Sono compresi in questi ultimi i calanchi, forme di erosione accelerata tipiche di tutto l'Appennino, ma che raggiungono proprio in Basilicata un grado di espressione particolarmente spettacolare. In alcune aree sono presenti, inoltre, rilievi residuali in forma di gobbe tondeggianti, le biancane.

I calanchi e le biancane
Si tratta di forme di erosione lineare, caratterizzate da elevate pendenze, a carico di formazioni prevalentemente argillose. I versanti a calanchi non sono interessati da movimenti franosi più ampi, anch'essi tipici delle stesse formazioni geologiche.
E' molto diffusa, infatti, una marcata asimmetria dei versanti, tale per cui a un versante ripido a calanchi si contrappone un versante a morfologia dolcemente ondulata, caratterizzato da soliflussi e talora da movimenti di massa. Tale asimmetria in alcune aree si dispone secondo successioni ritmiche, secondo una morfologia a cuestas. Sulle cause della genesi dei calanchi si sono pronunciati molti autori. La peculiare modalità di erosione, lineare e secondo sistemi di drenaggio estremamente densi e con pendenze molto forti, sembra che sia fortemente influenzata da fattori microclimatici. Questi sono controllati, in ambienti xerici, in gran parte dall'esposizione dei versanti: in effetti, i calanchi lucani sono esposti prevalentemente a sud o a sud-ovest.
Un altro fattore è la composizione granulometrica del substrato: una componente argillosa meno elevata e quindi una più consistente componente limoso-sabbiosa, favorirebbe la formazione dei calanchi. La scomparsa di una efficiente copertura vegetale, sia per cause antropiche che di evoluzione climatica, spesso correlate, è un altro fattore che favorisce l'instaurarsi dell'erosione in genere, e anche di quella calanchiva.
Accanto ai calanchi, anche se su superfici nettamente meno estese, è presente un'altra forma di erosione dei rilievi argillosi, le biancane. Sono forme di erosione tondeggianti, cupuliformi, che sembrano legate ai substrati più ricchi in argilla.
In Basilicata calanchi e biancane raggiungono estensioni ragguardevoli. Famose al riguardo, per esempio, sono le zone di Aliano, Pisticci, Montalbano Jonico.
La distribuzione delle pendenze, riportata nell'istogramma, vede due classi nettamente prevalenti, la debole (5-12%) e la moderata (12-25%), che insieme interessano quasi il 60% del territorio della provincia. Per quanto riguarda l'altimetria, l'85% delle aree ricade tra i 100 e i 400 m di quota.

 
                             

Distribuzione delle altimetrie
 

Distribuzione delle pendenze
 
Clima
La stazione meteorologica selezionata per l'inquadramento climatico della provincia pedologica è Montalbano Jonico, posta a 292 m di altitudine.
Le precipitazioni sono prevalentemente concentrate nel periodo autunnale e invernale: dicembre è il mese più piovoso, con 97 mm, agosto, con 17 mm, ha le precipitazioni più basse. La media annua è di 682 mm, con 62 giorni piovosi.
La temperatura media annua è pari a 16,0°C; le medie mensili registrano valori massimi a luglio ed agosto con 25,4°C, le minime sono a gennaio (7,7°C).
I dati termo-pluviometrici, interpretati secondo il diagramma di Bagnouls e Gaussen, hanno evidenziato la presenza di un consistente periodo di
deficit idrico che interessa i mesi di luglio ed agosto, e parzialmente i mesi di giugno e settembre.
L'analisi del pedoclima (Billaux 1978), considerando suoli con AWC pari a 100, 150 e 200 mm, ha identificato un regime di umidità dei suoli xerico.
Il regime di temperatura dei suoli è termico. La classificazione del clima secondo la formula climatica proposta da Thornthwaite, riferita ad un AWC di 150 mm, ha condotto alla formula climatica C1B'2wb'4, che indica un clima subarido (C1) con indice di aridità pari a 36, secondo mesotermico (B'2) con evapotraspirazione potenziale (ETP) annua di 844 mm. Il clima si caratterizza quindi per un deficit idrico estivo, un eccesso idrico invernale (w, con indice di umidità di 17), e una concentrazione estiva dell'efficienza termica, intesa come rapporto tra ETP del trimestre estivo ed ETP annua, del 51% (b').
Per quanto riguarda la classificazione fitoclimatica di Pavari, questa provincia pedologica si inserisce all'interno del Lauretum, sottozona media, II tipo con siccità estiva.
 

Elaborazioni climatiche per la stazione meteorologica di Montalbano Jonico
 
Uso del suolo e vegetazione
Questa provincia pedologica, che comprende gran parte delle colline della fossa bradanica, è caratterizzata dall'alternanza di aree agricole e aree a copertura vegetale naturale, controllata essenzialmente da fattori morfologici.
I versanti e le dorsali sub-pianeggianti o moderatamente acclivi sono coltivati. La notevole omogeneità dei suoli, e le loro caratteristiche, determinate in primo luogo dalla tessitura eccessivamente fine, restringono la scelta delle colture. I seminativi, tipicamente a ciclo autunno-vernino, dominano l'agricoltura di queste aree: si riscontrano coltivazioni di grano duro, avena, orzo, foraggere annuali. L'olivo è poco diffuso; insieme alle colture ortive, è presente solo nelle aree attrezzate per l'irrigazione, che comunque sono estremamente limitate rispetto all'intero comprensorio.
In gran parte del territorio la coltivazione dei cereali assume i caratteri di una vera e propria monocultura, e spesso non vengono attuati piani di rotazione, che prevedono l'alternarsi di colture cerealicole con colture miglioratrici, quali le leguminose e le foraggere poliennali. E' frequente anche la messa a coltura di versanti a pendenze elevate, talora anche di aree calanchive. Oltre a risultati scarsi in termini produttivi, queste pratiche sono negative dal punto di vista ambientale, perché provocano un aumento dell'erosione. I versanti più ripidi sono caratterizzati da un uso silvo-pastorale, con la presenza di formazioni boschive di latifoglie, intervallate da aree ricoperte da vegetazione erbacea e arbustiva, in corrispondenza dei versanti a maggior pendenza e sui quali sono evidenti i fenomeni di dissesti: frane, smottamenti, calanchi, erosioni di sponda per scalzamento al piede. Molte delle superfici boschive originarie di latifoglie risultano degradate a macchia mediterranea, ciò in seguito alle attività agricole e zootecniche o a causa dei numerosi incendi che si verificano nella stagione più calda. La pressione zootecnica, in prevalenza a ovini, è concentrata nella stagione primaverile, e risulta spesso eccessivamente intensa, contribuendo all'aumento dell'erosione.
La vegetazione naturale, che può essere inquadrata nell'associazione Oleo-Ceratonion, è costituita da boschi di querce caducifoglie, pascoli e incolti a prevalenza di graminacee e piante annue dei Thero-Brachypodietea. Nelle diffuse aree a forte erosione la vegetazione si dirada notevolmente, fino a scomparire quasi del tutto nei calanchi più attivi. Su queste superfici si rinviene una vegetazione a tratti ad habitus cespuglioso rappresentata da lentisco (Pistacia lentiscus), mentre lo stato finale della degradazione per erosione ha come indicatori il Lygeum spartium associato all'Atriplex halimus (Kaiser, 1964). Sui calanchi con esposizioni fresche del medio Basento e del Sinni è diffusa un'associazione presente solo in Basilicata, l'Hordeo secalini-polygonetum tenoreani, caratterizzata dalla presenza di Polygonum tenoranum (Fascetti, 1996). Infine, sono da segnalare i rilevanti interventi di rimboschimenti di conifere realizzati nel tentativo di contrastare l'erosione, che occupano superfici significative.
 
Le unità cartografiche della provincia pedologica 12

Vista tridimensionale della carta pedologica in una porzione della fossa bradanica tra il fiume Basento e il torrente Salandrella, tra
Ferrandina, Craco e Pisticci. E' apprezzabile la differenza morfologica tra l'unità cartografica 12.4, caratterizzata da versanti più lunghi
e a pendenza più accentuata, e l'unità 12.3, con versanti più brevi e pendenze mediamente più dolci.
 

UNITÀ 12.1
Suoli delle superfici ondulate, da sub-pianeggianti a moderatamente acclivi, con limitati fenomeni calanchivi. I materiali di partenza sono costituiti da depositi marini argillosi e argilloso-limosi, prevalentemente pliocenici (Argille marnose grigioazzurre), talora da sottili coperture alluvionali argilloso-limose. Le quote variano da 40 a 630 m. s.l.m.
L'unità è rappresentata da 12 delineazioni, che occupano una superficie complessiva di 64.772 ha. L'uso del suolo prevalente è dato dai seminativi avvicendati; molto subordinati, i pascoli e gli oliveti.
Sulle superfici più stabili, sub-pianeggianti, sono presenti suoli a profilo differenziato per ridistribuzione dei carbonati, lisciviazione, brunificazione. Questi suoli hanno un epipedon mollico e presentano moderati caratteri vertici (suoli Mattina Grande). Più diffusi, in particolare sui versanti debolmente o moderatamente acclivi, sono suoli a profilo relativamente omogeneo a causa di marcati fenomeni vertici, a iniziale ridistribuzione dei carbonati (suoli Elemosina).


Paesaggio tipico dell'unità cartografica 12.1, presso Irsina.
 
Suoli prevalenti
Suoli Elemosina (ELE1)

Sono suoli con marcati caratteri vertici, tanto che nella maggior parte degli anni le fessurazioni rimangono aperte per oltre 6 mesi. Si tratta di suoli molto profondi, franco limoso argillosi o argilloso limosi, privi di scheletro. Moderatamente calcarei in superficie e molto calcarei in profondità, hanno reazione alcalina in tutti gli orizzonti; in orizzonti profondi, prossimi al substrato, può essere presente un eccesso di sodio nel complesso di scambio. Il loro drenaggio è buono nei periodi secchi e mediocre nei periodi umidi, la permeabilità bassa.
Classificazione Soil Taxonomy: Aridic Haploxererts fine, mixed, active, thermic.
Classificazione WRB: Hyposodic Vertisols.

Suoli Mattina Grande
(MAG1)
Suoli molto evoluti e molto profondi, con marcata differenziazione degli orizzonti. Hanno epipedon mollico con moderato contenuto in sostanza organica, un orizzonte argillico di spessore moderato (20-30 cm), e orizzonti calcici profondi con un contenuto di carbonati totali del 25-30%. In alcuni casi i materiali parentali hanno origine alluvionale: si tratta probabilmente di antichi depositi, per lo più a carattere locale, precedenti all'approfondimento dell'attuale reticolo idrografico. Questi suoli hanno caratteri vertici moderatamente espressi. Privi di scheletro, hanno tessitura franco limosa nell'orizzonte superficiale, da argillosa a franco argillosa negli orizzonti immediatamente sottostanti, franco limoso argillosa in profondità.
Sono scarsamente calcarei in superficie e fortemente calcarei in profondità, e hanno reazione alcalina. Ben drenati, presentano bassa permeabilità.
Classificazione Soil Taxonomy: Vertic Calcixerolls fine, mixed, active, thermic.
Classificazione WRB: Luvi-Vertic Kastanozems.

Profilo rappresentativo dei suoli Mattina Grande (presso Genzano di Lucania).
                       
 

Paesaggio dei suoli Serra D'Alta, ripreso nelle
colline a nord di Matera
UNITÀ 12.2
Suoli delle superfici debolmente ondulate a nord di Matera, da sub-pianeggianti a debolmente acclivi, talora moderatamente acclivi. I loro materiali parentali sono costituiti, oltre alle argille marine, anche da depositi fluvio-lacustri prevalentemente limoso-argillosi. Nel substrato, sono subordinatamente presenti anche calcareniti (calcareniti di Gravina). Le quote sono comprese tra 120 e 420 m s.l.m. L'unità, ha 4 delineazioni e una superficie totale di 10.735 ha. Nell'utilizzazione del suolo i seminativi prevalgono nettamente; colture orticole e oliveti sono presenti su superfici limitate.
Sono suoli a profilo moderatamente differenziato per iniziale ridistribuzione dei carbonati e brunificazione. Sui depositi fluvio-lacustri sono presenti i suoli Serra D'Alta, che hanno moderati caratteri vertici, mentre sulle argille marine si sono sviluppati i suoli Cipolla, con caratteri vertici molto pronunciati.
   
Suoli prevalenti
Suoli Serra d'Alta (SDA1)

Suoli profondi, con moderati caratteri vertici. Sono molto o fortemente calcarei, argillosi oargilloso limosi, talora franco argillosi, privi di scheletro. Hanno reazione da alcalina a molto alcalina in superficie, estremamente alcalina in profondità, dove possono presentare eccesso di sodio nel complesso di scambio e essere leggermente salini. Sono in genere ben drenati, malgrado la loro bassa permeabilità.
Classificazione Soil Taxonomy: Vertic Haploxerepts fine, mixed, active, thermic.
Classificazione WRB: Hyposodi-Vertic Cambisols.

Suoli Cipolla (CIP1)
Suoli profondi, con marcati caratteri vertici, a tessitura franco limoso argillosa o argilloso limosa, privi di scheletro. Sono molto calcarei in superficie e fortemente calcarei in profondità, e hanno reazione alcalina, talora molto alcalina. In profondità sono presenti orizzonti sodici. Il loro drenaggio è mediocre, la permeabilità bassa.
Classificazione Soil Taxonomy: Sodic Haploxererts fine, mixed, active, thermic.
Classificazione WRB: Hyposodic Vertisols.

Profilo rappresentativo dei suoli Serra D'Alta.
 
Profilo rappresentativo dei suoli Cipolla
 
UNITÀ 12.3
Suoli delle aree a morfologia complessa, caratterizzate dall'alternanza, spesso secondo una successione a cuestas, di versanti da sub-pianeggianti a moderatamente acclivi, e di versanti da acclivi a scoscesi, caratterizzati dalla notevole diffusione di calanchi.
I materiali di partenza sono depositi marini argillosi e argilloso-limosi, prevalentemente pliocenici (Argille marnose grigioazzurre); su superfici limitate possono essere presenti depositi alluvionali sabbioso-limosi.
Le quote sono comprese tra 20 e 750 m s.l.m. L'unità è costituita da 9 delineazioni, e ha una superficie complessiva di 51.590 ha. L'uso del suolo è caratterizzato dall'alternanza di aree agricole, in prevalenza seminativi, e di vegetazione naturale per lo più arbustiva ed erbacea. Nelle aree a calanchi, in gran parte denudate, affiora direttamente il substrato.
Sui versanti sub-pianeggianti o moderatamente acclivi, o comunque meno erosi, si sono formati suoli con pronunciati caratteri vertici.
Di questi, i più diffusi sono i suoli Elemosina, che hanno profilo moderatamente differenziato per iniziale ridistribuzione dei carbonati e brunificazione; sulle superfici più stabili si sono formati i suoli Scelzi, che presentano una più marcata ridistribuzione dei carbonati, con formazione di un orizzonte calcico poco profondo.
 

Paesaggio tipico dell'unità 12.3, nei pressi di Ferrandina;
sullo sfondo, sono visibili aree a calanchi dell'unità
cartografica 12.4.
 
Suoli con orizzonte calcico, ma privi di caratteri vertici, sono i suoli La Piana, che caratterizzano aree pianeggianti, in posizione sommitale e di estensione limitata, con depositi di origine alluvionale. Altri suoli moderatamente evoluti e privi di caratteri vertici sono i suoli Panzaniella, presenti su versanti caratterizzati da materiali di partenza più sabbiosi, per variazioni all'interno del substrato o per apporti colluviali.
Anche questi suoli sono poco diffusi. Nelle aree più erose, in genere in corrispondenza dei versanti più ripidi e a calanchi, sono presenti suoli poco evoluti, con profilo scarsamente differenziato (suoli Murgine). Questi suoli sono molto diffusi, e sono in genere associati ad aree denudate, dove affiora direttamente il substrato.
 

Suoli prevalenti
Suoli Elemosina (ELE1)

Per la loro descrizione, si veda l’unità cartografica 12.1.

Suoli Murgine (MUR1)
Suoli poco evoluti, sottili o moderatamente profondi per la presenza del substrato compatto.Sono molto calcarei, hanno tessitura argillosa e sono privi di scheletro. Hanno reazione alcalina o molto alcalina. Il loro drenaggio è buono, per effetto di un favorevole drenaggio esterno, la permeabilità bassa.
Classificazione Soil Taxonomy: Typic Xerorthents fine, mixed, calcareous, active, thermic.
Classificazione WRB: Calcaric Regosols.

Suoli Scelzi (SCE1)
Suoli con marcati caratteri vertici, con fessure che nella maggior parte degli anni sono aperte per più di 6 mesi, molto profondi, con orizzonte calcico superficiale. Argillosi e privi di scheletro, sono molto calcarei e a reazione alcalina in superficie, molto alcalina in profondità. Hanno permeabilità molto bassa; il loro drenaggio è mediocre, talora lento nei periodi umidi, buono nei periodi secchi.
Classificazione Soil Taxonomy: Aridic Calcixererts fine, mixed, active, thermic.
Classificazione WRB: Calcic Vertisols.

Suoli subordinati
Suoli La Piana (LPI1)

Suoli moderatamente evoluti, sono caratterizzati da orizzonti calcici presenti entro il metro di profondità e hanno talora orizzonti sepolti. Molto profondi, franco argillosi, con scheletro assente, talora comune, sono scarsamente calcarei in superficie e molto calcarei in profondità. Hanno reazione subalcalina nell'epipedon, alcalina negli altri orizzonti. Sono ben drenati, e a permeabilità moderatamente bassa.
Classificazione Soil Taxonomy: Typic Calcixerepts fine loamy, mixed, active, thermic.
Classificazione WRB: Haplic Calcisols.

   
Profilo rappresentativo dei suoli Elemosina (località Codicino, presso Senise).
 
                           
Suoli Panzaniella (PAN1)
Sono suoli molto profondi, a tessitura franco argillosa e con scheletro assente, talora scarso.Molto calcarei, talora moderatamente calcarei in superficie, hanno reazione alcalina in superficie, molto alcalina in profondità. Ben drenati, presentano permeabilità moderatamente bassa.
Classificazione Soil Taxonomy: Typic Haploxerepts fine loamy, mixed, superactive, thermic.
Classificazione WRB: Eutric Cambisols.

Sui versanti moderatamente acclivi o acclivi sono anche presenti suoli Barletta. Per la loro descrizione si veda l'unità cartografica 12.4.
 
                           

UNITÀ 12.4
Suoli degli ampi versanti a pendenze elevate (in prevalenza acclivi o molto acclivi), modellati da un'intensa erosione superficiale con formazione di estese superfici dissestate a calanchi.

Il substrato è costituito da limi e argille con caratteristiche concrezioni di carbonato di calcio biancastre (Argille calcigne), e argille limose (Argille grigioazzurre). La fascia altimetrica è molto ampia, da 20 a 770 m s.l.m.
L'unità ha 7 delineazioni e una superficie totale di 30.608 ha. L'uso del suolo prevalente è dato da aree a vegetazione naturale, per lo più erbacea e arbustiva, spesso pascolate. Le aree agricole sono costituite da seminativi avvicendati.

Nei versanti meno acclivi, più stabili, coltivati o a pascolo, sono diffusi suoli a profilo moderatamente differenziato per iniziale ridistribuzione dei carbonati e brunificazione, con moderati caratteri vertici (suoli Barletta). Nei versanti più acclivi o più erosi i suoli sono a profilo scarsamente differenziato (suoli Murgine). Molto diffuse sono le aree denudate, nelle quali affiora direttamente il substrato argilloso poco alterato.

Nel fondo delle incisioni del fitto reticolo idrografico sono presenti, anche se occupano superfici molto limitate, depositi alluvio-colluviali sui quali si sono sviluppati suoli poco evoluti (suoli Pecoriello).

 
I suoli a tessitura argillosa hanno caratteristiche sfavorevoli
per la maggior parte delle colture arboree, soprattutto se,
attraverso livellamenti eccessivi, viene portato in superficie
il substrato. Nella fotografia, un tentativo di impianto di un
noceto, non riuscito malgrado la predisposizione di un
impianto irriguo, presso Montescaglioso.
 
                           

Calanchi della media valle dell'Agri, presso Aliano
 
                           

Suoli prevalenti
Suoli Barletta (BAR1)

Suoli con moderati caratteri vertici, sono moderatamente profondi o profondi, limitati dal substrato compatto. Hanno tessitura argilloso limosa e sono privi di scheletro, molto calcarei e molto alcalini.
Il loro drenaggio è buono, talora mediocre, ed è favorito dal buon drenaggio esterno; la permeabilità è bassa.
Classificazione Soil Taxonomy: Vertic Haploxerepts fine, mixed, active, thermic.
Classificazione WRB: Eutri-Vertic Cambisols.

Suoli Murgine (MUR1)
Per la loro descrizione, si veda l’unità cartografica 12.3.

Suoli subordinati
Suoli Pecoriello (PCR1)

Suoli molto profondi, privi di scheletro, hanno tessitura franco argillosa, franco limoso argillosa o argilloso limosa. Sono molto calcarei, con reazione alcalina in tutti gli orizzonti. Hanno drenaggio mediocre e permeabilità moderatamente bassa.
Classificazione Soil Taxonomy: Fluventic Haploxerepts fine, mixed, active, thermic.
Classificazione WRB: Eutri-Fluvic Cambisols.

         
                         
      Profilo rappresentativo dei suoli Barletta
(località Monte Morrone, presso Ferrandina)