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Le province pedologiche: Provincia pedologica 11 - Suoli delle colline sabbiose e conglomeratiche della fossa bradanica
                     
Suoli dei rilievi collinari sabbiosi e conglomeratici della fossa bradanica, su depositi marini e continentali a granulometria grossolana, e, secondariamente, su depositi sabbiosi e limosi di probabile origine fluvio-lacustre. Sulle superfici più antiche hanno profilo fortemente differenziato per rimozione completa o ridistribuzione dei carbonati, lisciviazione, moderata rubefazione e melanizzazione, talora vertisolizzazione. Sui versanti hanno moderata differenziazione del profilo per ridistribuzione dei carbonati da intensa a iniziale, brunificazione, talora melanizzazione. Nelle superfici più instabili sono poco evoluti. Si trovano a quote comprese tra 100 e 860 m s.l.m. Il loro uso è prevalentemente agricolo, a seminativi asciutti (cereali, foraggere) e oliveti, subordinatamente vigneti e colture irrigue; la vegetazione naturale è costituita da formazioni arbustive ed erbacee, talora boschi di roverella e leccio. Coprono una superficie di 76.754 ha, il 7,7% del territorio regionale.
Sulle superfici più antiche i suoli hanno profilo fortemente differenziato. Gli orizzonti superficiali di questi suoli mostrano, in generale, una evidente melanizzazione, hanno cioè colorazioni scure in seguito all'arricchimento in sostanza organica (epipedon mollico). La rimozione dei carbonati in alcuni suoli è stata completa, mentre in altri suoli ha condotto a una loro ridistribuzione, con formazione di orizzonti di accumulo secondario entro il profilo (orizzonti calcici). La lisciviazione delle particelle minerali fini, essenzialmente argilla, è avvenuta con intensità diversa, soprattutto in relazione all'età delle superfici; si sono formati orizzonti di accumulo illuviale (orizzonti argillici) di potenza diversa, da pochi decimetri a oltre un metro.
L'ossidazione dei minerali di ferro ha condotto a una moderata rubefazione. Nel caso dei suoli posti sulle superfici più conservate, nella porzione più settentrionale dell'unità cartografica, con materiali parentali di probabile origine fluvio-lacustre, ai processi sopra descritti si accompagnano fenomeni di vertisolizzazione, cioè di rimescolamento naturale degli orizzonti superficiali in seguito al susseguirsi di fenomeni di fessurazione nei periodi secchi e rigonfiamento nei periodi umidi.
Sono molto diffusi suoli a profilo moderatamente differenziato. La ridistribuzione dei carbonati è avvenuta con diversa intensità. In alcuni suoli gli orizzonti superficiali sono completamente decarbonatati, e si sono formati orizzonti calcici ben espressi, con contenuti in carbonati molto elevati, che talora superano il 40%; in genere questi suoli presentano anche epipedon mollico. In altri suoli la ridistribuzione dei carbonati è iniziale, meno pronunciata, e non è avvenuta la formazione di orizzonti calcici. La differenziazione degli orizzonti profondi ha condotto, in questi casi, alla formazione dell'orizzonte cambico, nel quale la pedogenesi ha portato allo sviluppo di struttura e alla brunificazione (ossidazione iniziale dei minerali del ferro).
Sono presenti anche suoli poco evoluti, che non hanno sviluppato un profilo differenziato in orizzonti diagnostici. Questi suoli sono presenti in
genere nei versanti più ripidi, dove l'erosione ha portato all'affioramento del substrato, e nel fondo delle vallecole, dove avviene un continuo accumulo alluvionale e colluviale di materiali.
 
                           

Le colline nei dintorni di Ferrandina, paesaggio tipico della provincia pedologica 11. Si noti, nella parte bassa dei versanti,
l’affioramento delle argille tipiche della provincia pedologica 12.
                           
Geologia e geomorfologia
In questa provincia pedologica sono compresi le porzioni sommitali di molti rilievi della fossa bradanica, in una fascia altimetrica compresa tra 100 e 850 m s.l.m. Caratterizzati da superfici a morfologia ondulata con pendenze estremamente variabili, questi rilievi presentano un allineamento NW-SE, e sono costituiti da sedimenti sabbioso-conglomeratici. Le formazioni geologiche interessate sono la successione dei depositi, per lo più pleistocenici, che ricoprono le argille plioceniche e, in minor misura, pleistoceniche, della fossa bradanica. Questi depositi, sabbiosi (sabbie di Monte Marano, sabbie dello Staturo, sabbie di Tursi) o conglomeratici (conglomerati di Irsina), chiudono il ciclo sedimentario della fossa bradanica, e sono stati di origine dapprima marina, successivamente continentale.
Le originarie paleo-superfici della chiusura del ciclo sedimentario pleistocenico sono state successivamente erose e parzialmente smantellate, in seguito alla formazione delle valli dei corsi d'acqua appartenenti ai bacini dei fiumi Ofanto, Bradano, Basento e Cavone. Le porzioni più conservate, ed estese, di queste antiche superfici si trovano nella parte settentrionale della provincia pedologica, presso Lavello, Montemilone, Venosa, Palazzo San Gervasio. In queste aree sono anche presenti depositi di materiali sabbiosi e limosi, di probabile origine fluvio-lacustre, a copertura dei conglomerati; tali depositi hanno spessori modesti, tali comunque da costituire, in molti casi, il materiale di partenza dei suoli.
Le sommità dei rilievi sono generalmente limitate da un gradino sub-verticale, in corrispondenza del quale affiorano le sabbie e i conglomerati, o da versanti ripidi, ai piedi dei quali è in genere presente un tratto complessivamente meno inclinato, che corrisponde all'affioramento delle argille.
In molti casi, soprattutto nella porzione centromeridionale della provincia, l'orlo delle sommità dei rilievi mostra ampie rientranze all'incirca semicircolari, dovute al distacco di frane o movimenti di massa in genere.
Per quanto riguarda la distribuzione altimetrica, la provincia pedologica è localizzata per oltre il 95 % tra 200 e 600 m di quota; il 64 % del territorio si trova tra 300 e 500 m. La frequenza delle classi di pendenza si dispone secondo una curva asimmetrica con un massimo corrispondente alla classe moderatamente acclive (32 % di frequenza).
Le classi a minore pendenza prevalgono nettamente su quelle a pendenza più elevata: le aree da pianeggianti a debolmente acclivi costituiscono il 52% del territorio della provincia pedologica, mentre le aree da acclivi a scoscese il 16 %.
 

Distribuzione delle altimetrie
 

Distribuzione delle pendenze
 

La fossa bradanica vista da San Chirico Nuovo. Le superfici a morfologia dolcemente ondulata poste in basso sono un esempio del paesaggio delle argille (provincia pedologica 12), mentre i versanti medio-alti, a morfologia più aspra, rientrano nella provincia 11
 
Clima
La stazione meteorologica selezionata per l'inquadramento climatico di questa provincia pedologica è Lavello, posta ad una quota di 313 m s.l.m. La distribuzione delle precipitazioni è concentrata nei periodi autunnale e invernale; le precipitazioni mensili più elevate sono nel mese di dicembre (66 mm), le più basse a luglio (20 mm). La piovosità media annua è di 572 mm, il numero di giorni di pioggia 73. La temperatura media annua è di 15,6°C, le medie mensili registrano valori massimi nei mesi di luglio e agosto, ambedue con 24,7 °C e minimi a gennaio, con 7,0 °C.
I dati termo-pluviometrici, interpretati secondo il diagramma di Bagnouls e Gaussen, hanno evidenziato la presenza di un consistente periodo di deficit idrico che interessa tutto il trimestre estivo e in genere anche parte del mese di settembre.
L'analisi del pedoclima (Billaux 1978), per le AWC considerate (100, 150 e 200 mm), ha identificato un regime di umidità dei suoli xerico. Il regime di temperatura dei suoli è termico, anche se è probabile che alle quote più elevate, al di sopra dei 600 m, sia presente anche il regime mesico.
La classificazione del clima secondo la formula climatica proposta da Thornthwaite, riferita ad un AWC generico di 150 mm, è sintetizzata dalla formula climatica C1B'2db'4. Questa identifica un clima subarido (C1) con indice di aridità pari a 35, secondo mesotermico (B'2) con evapotraspirazione potenziale (ETP) annua di 826 mm.
Si caratterizza quindi per un deficit idrico estivo, con assenza di eccedenza idrica (d con indice di umidità di 4,7), e per una concentrazione estiva dell'efficienza termica, intesa come rapporto tra ETP del trimestre estivo ed ETP annua, del 51% (b').
Per quanto riguarda la classificazione fitoclimatica di Pavari, questa provincia pedologica si inserisce all'interno del Lauretum, sottozona media, II tipo, con siccità estiva.
 

Elaborazioni climatiche per la stazione meteorologica di Lavello
 
Uso del suolo e vegetazione
La morfologia molto variabile, che alterna superfici sub-pianeggianti o a deboli pendenze a versanti moderatamente ripidi, ha avuto una notevole influenza sull'utilizzazione del suolo. L'uso agricolo è nettamente prevalente, anche se non mancano estese aree a vegetazione naturale.
Le coltivazioni principali risultano essere i cereali autunno-vernini, con larga diffusione del grano duro, seguito a notevole distanza da orzo ed avena, legumi e foraggere annuali. Le colture arboree a maggior diffusione sono rappresentate dall'olivo e dalla vite. La possibilità di irrigazione interessa alcune aree, come ad esempio nella zona di Montemilone. In queste aree si è instaurata una agricoltura intensiva, fortemente specializzata.
Si tratta prevalentemente di colture ortive in pieno campo, quali pomodoro da industria e barbabietola da zucchero, o di colture intercalari quali cavolfiori, cavoli broccoli, finocchi e lattughe. E' anche diffusa la coltivazione di mais sia da granella, che per la produzione di insilati, e la foraggicoltura con l'utilizzo di specie a ciclo poliennale (graminacee e leguminose); tali prodotti vengono impiegati per l'alimentazione dei bovini da latte, allevati in quest'area in numerose aziende specializzate.
L'olivicoltura caratterizza ampi tratti di questo comprensorio; in particolare è diffusa la varietà Maiatica, a duplice attitudine, da olio e da tavola. Particolarmente famosa è l'“oliva al forno di Ferrandina”.
 
Pianoro coltivato a vigneto nei pressi di Venosa
 
Anche per quanto riguarda la viticoltura, non mancano le zone di pregio, in particolare nella porzione settentrionale della provincia, che ricade nella zona DOC dell'Aglianico. Tra le specie arboree da frutto, va segnalata, anche se interessa superfici di limitata importanza, la coltura dei percochi, pesche utilizzate dall'industria di trasformazione dei prodotti sciroppati.
Le coperture vegetali naturali di queste aree appartengono alle associazioni Oleo-Ceratonion e Quercion Ilicis.
Il primo è presente soprattutto nelle zone più calde, con una vegetazione erbacea ed arbustiva a ginestre, cespugli spinosi e sempreverdi, nonché formazioni ad habitus arborescente tipiche della “macchia mediterranea” (Spartium junceum, Rosa spp., Rubus spp., Prunus spp., Pyrus amygdaliformis, Calicotome spinosa, Pistacia lentiscus, Pistacia terebinthus, Phillyrea spp., Cercis siliquastrum, Celtis australis, Rhamnus alaternus, Rosmarinus officinalis, ecc.). Il Quercion-Ilicis è diffuso nelle zone più fresche, ed è caratterizzato da una vegetazione forestale a latifoglie decidue (Quercus pubescens) e, subordinatamente, sempreverdi (Quercus ilex).
 
Le unità cartografiche della provincia pedologica 11

In questa immagine tridimensionale della carta pedologica nella zona di Montemilone sono visibili le superfici più conservate dell'altopiano, che appartengono all'unità cartografica 11.1, e le sue incisioni, inserite nell'unità 11.2. Nelle porzioni più basse di tali incisioni, nel lato destro della figura, affiorano le argille (unità 12.1)
                       

UNITÀ 11.1
Suoli delle porzioni più conservate delle antiche superfici pleistoceniche, in posizione sommitale, da pianeggianti a debolmente acclivi, talora moderatamente acclivi in corrispondenza delle incisioni del reticolo idrografico minore. Il substrato è caratterizzato da depositi pleistocenici conglomeratici (conglomerati di Irsina) e secondariamente sabbiosi (sabbie di Monte Marano). Sulle superfici più conservate i materiali di partenza hanno granulometria più fine, e sono costituiti da sabbie e limi, con scheletro scarso o assente, di probabile origine fluvio-lacustre; in questi casi il substrato conglomeratico è presente più in profondità. Le quote sono comprese tra 230 e 700 m s.l.m.
L'unità è composta da 12 delineazioni, con una superficie totale di 33.930 ha. L'uso del suolo è prevalentemente agricolo: seminativi avvicendati, oliveti, subordinatamente colture irrigue e vigneti. La vegetazione naturale occupa in genere superfici molto ridotte, per lo più in corrispondenza delle incisioni; fanno eccezione alcune delineazioni nella porzione più meridionale dell'unità cartografica, ad esempio nei pressi di Salandra.
I suoli hanno profilo fortemente differenziato per ridistribuzione dei carbonati, lisciviazione, melanizzazione degli orizzonti superficiali. Si tratta dei suoli Lupara con scheletro scarso, dove i materiali di partenza sono a tessitura più fine, e dei suoli Lupara con scheletro abbondante, che si sono sviluppati su materiali ricchi di scheletro, e che probabilmente costituiscono una fase di erosione dei suoli precedenti. Ambedue questi suoli sono ampiamente diffusi nell'unità. I suoli La Sterpara sono presenti diffusi su superfici più limitate; hanno profilo moderatamente differenziato per ridistribuzione dei carbonati e pedoturbazione degli orizzonti nel primo metro di profondità, a causa di pronunciati fenomeni vertici.

 
Paesaggio dei suoli Lupara con scheletro scarso. La fotografia si riferisce alla località che dà il nome a questa tipologia di suoli, presso Montemilone
             
   
Profilo rappresentativo della variante dei suoli La Sterpara con substrato ciottoloso moderatamente profondo e senza orizzonte calcico (località Lago Cerza Grossa, presso Palazzo San Gervasio).
   
                 

Suoli Lupara con scheletro scarso (LUP1)
Suoli a profilo fortemente differenziato, con potenti orizzonti di accumulo dell'argilla lisciviata che sovrastano orizzonti calcici profondi. Hanno orizzonti superficiali di colore scuro, con contenuti di sostanza organica di 1,5-2,5%. A tessitura argillosa, sono molto profondi e con scheletro da scarso ad assente. Presentano moderate proprietà vertiche. Non calcarei in superficie e molto calcarei in profondità, hanno reazione neutra in superficie e alcalina in profondità, e un alto tasso di saturazione in basi. La loro permeabilità è moderatamente bassa, il drenaggio mediocre.
Classificazione Soil Taxonomy: Vertic Argixerolls fine, mixed, active, thermic.
Classificazione WRB: Luvi-Vertic Kastanozems.

Suoli Lupara con scheletro abbondante (LUP2)
Questi suoli sono simili ai precedenti, dei quali costituiscono probabilmente una fase erosa. Ne differiscono per l'elevato contenuto di scheletro in tutto il profilo, e l'assenza di caratteri vertici. La tessitura è sempre argillosa e la profondità elevata.
Classificazione Soil Taxonomy: Calcic Argixerolls clayey skeletal, mixed, thermic.
Classificazione WRB: Luvic Kastanozems.

       
     
Suoli subordinati
Suoli la Sterpara (STE1)

Suoli profondi con marcati caratteri vertici e con un accumulo di carbonati di calcio secondario entro il metro di profondità. Presentano una tessitura argillosa molto fine, ma il contenuto di argilla tende a decrescere in profondità. Sono suoli non calcarei in superficie e molto calcarei in profondità, con un contenuto di scheletro da scarso ad assente, reazione alcalina, talora estremamente alcalina in profondità, e un alto tasso di saturazione in basi. Hanno bassa permeabilità e drenaggio mediocre. Sono presenti varianti di questi suoli che presentano il substrato ciottoloso poco oltre il metro di profondità, e privi di orizzonti calcici.
Classificazione Soil Taxonomy: Typic Calcixererts very fine, mixed, active, thermic.
Classificazione WRB: Calcic Vertisols.
     

UNITÀ 11.2
Suoli dei versanti delle incisioni e delle valli formatesi in seguito alla dissezione della paleosuperficie pleistocenica. Sono attraversati da un reticolo di drenaggio molto inciso e ramificato. La morfologia di queste superfici è complessa, e le pendenze sono molto variabili: sono presenti ripiani e creste sub-pianeggianti o debolmente acclivi, mentre i versanti, in genere da moderatamente acclivi ad acclivi, possono talora essere molto acclivi, raramente scoscesi. Il substrato è costituito in prevalenza da sabbie (sabbie di Monte Marano), subordinatamente conglomerati (conglomerati di Irsina). Le quote sono comprese tra 100 e 860 m s.l.m.
Questa unità cartografica, costituita da 17 delineazioni, ha una superficie complessiva di 27.328 ha. L'uso del suolo è caratterizzato dall'alternanza di aree agricole e di aree a vegetazione naturale. Le aree coltivate, che sono le prevalenti, sono costituite per lo più da seminativi avvicendati; nella zona di Venosa, sono presenti vigneti di pregio. La vegetazione naturale ricopre i versanti più ripidi ed esposti a nord.
Suoli a profilo differenziato per ridistribuzione dei carbonati, lisciviazione, melanizzazione degli orizzonti superficiali si sono sviluppati sulle superfici a minore pendenza (suoli Iacovone). Sui versanti più stabili si sono formati suoli a profilo moderatamente differenziato per brunificazione e iniziale ridistribuzione dei carbonati (suoli Timmari), mentre sui versanti più erosi sono presenti suoli poco evoluti (suoli Vituro).
Nei fondivalle dei torrenti minori e al fondo delle incisioni sono presenti suoli su depositi alluvionali, a profilo scarsamente differenziato (suoli La Marchesa); queste aree occupano superfici molto limitate nell'unità cartografica.


I versanti dell'unità cartografica 11.2, a nord di
Montemilone, presso il confine con la Puglia.
 
             
     
Suoli prevalenti
Suoli Iacovone (IAC1)

Suoli con epipedon mollico e con orizzonti argillici di moderato spessore, che sovrastano orizzonti calcici. Sono molto profondi, franco sabbiosi in superficie, franco argillosi nell'orizzonte argillico e franco sabbiosi o sabbiosi in profondità, privi di scheletro. Scarsamente calcarei in superficie e molto calcarei in profondità, hanno reazione alcalina in superficie e molto alcalina in profondità, e tasso di saturazione in basi alto. La loro permeabilità è media, il drenaggio mediocre.
Classificazione Soil Taxonomy: Calcic Argixerolls fine loamy, mixed, superactive, thermic.
Classificazione WRB: Luvic Kastanozems.

Suoli Timmari (TIM1)
Suoli profondi, a tessitura franco sabbiosa in superficie e sabbiosa in profondità e scheletro dascarso ad assente. Sono molto calcarei in tutto il profilo, talora moderatamente calcarei in superficie, alcalini in superficie e molto alcalini in profondità, con alta saturazione in basi. Hanno una permeabilità alta e un buon drenaggio.
Classificazione Soil Taxonomy: Typic Haploxerepts coarse loamy, mixed, superactive, thermic.
Classificazione WRB: Eutric Cambisols.

Suoli Vituro sabbioso franchi (VIT2)

Sono suoli molto simili ai suoli Vituro franco sabbiosi (VIT1) che si sono formati sulle sabbie di Aliano (si veda la provincia pedologica 10, unità cartografica 10.3). Molto profondi e molto calcarei, hanno tessitura sabbioso franca in superficie, sabbiosa negli orizzonti sottostanti. Lo scheletro è in genere assente, anche se in alcuni orizzonti può essere scarso o comune. Hanno reazione alcalina in tutto il profilo, tasso di saturazione in basi alto, drenaggio rapido e permeabilità alta.
Classificazione Soil Taxonomy: Typic Xeropsamments, mixed, calcareous, thermic.
Classificazione WRB: Calcari-Arenic Regosols.

 


I versanti più ripidi ed erosi dell'unità 11.2, dove sono diffusi i suoli Vituro, presso Tursi.

 
               
Paesaggio tipico dei suoli Iacovone, presso Venosa.
In questa zona è presente una viticoltura specializzata.
     
                     

Suoli subordinati
Suoli La Marchesa (LMA1)

Suoli profondi, franco sabbiosi e con scheletro scarso o assente. Sono molto calcarei in tutto il profilo, alcalini, con alta saturazione in basi. Hanno una permeabilità moderatamente alta e drenaggio mediocre.
Classificazione Soil Taxonomy: Typic Xerofluvents coarse loamy, mixed, calcareous, superactive, thermic.
Classificazione WRB: Calcaric Fluvisols.

Poco diffusi, anche se localmente possono interessare superfici non trascurabili, sono anche suoli moderatamente evoluti a tessitura franca (Typic Haploxerepts fine silty - Eutric Cambisols), rilevati ad esempio nella zona di Venosa, formatisi a partire da sabbie più fini.

 
Il paesaggio tipico dell'unità cartografica 11.3.
 
           
                     
UNITÀ 11.3
Suoli delle superfici sommitali da pianeggianti a debolmente acclivi delle colline a nord di Matera. Il substrato è costituito da sabbie (sabbie dello Staturo), e secondariamente da conglomerati (conglomerati di Irsina) e calcareniti. Le quote sono comprese tra 270 e 445 m s.l.m.
L'unità ha 7 delineazioni, e una superficie totale di 6.406 ha. L'uso del suolo prevalente è a seminativo non irriguo.
I suoli più diffusi, i Candida, hanno profilo moderatamente differenziato per ridistribuzione dei carbonati, brunificazione, e melanizzazione.

Suoli prevalenti
Suoli Candida (CAN1)

Suoli profondi, hanno un epipedon mollico con un contenuto in sostanza organica in genere di circa il 2%, e orizzonti di accumulo di carbonato di calcio secondario. Sono franco sabbioso argillosi in superficie e franco sabbiosi in profondità, privi di scheletro, scarsamente calcarei in superficie e fortemente calcarei in profondità (nell'orizzonte calcico il contenuto in carbonati è del 30-40%, talvolta anche superiore). La reazione è alcalina in superficie e molto alcalina in profondità, e il tasso di saturazione in basi è alto. Hanno permeabilità alta e drenaggio buono.
Classificazione Soil Taxonomy: Typic Calcixerolls fine loamy, mixed, active, thermic.
Classificazione WRB: Calcic Chernozems.


UNITÀ 11.4
Suoli dei versanti interessati da antichi movimenti di massa, con scarpate ripide e frastagliate verso monte, nelle quali affiora il substrato. Nelle aree di accumulo i versanti si presentano lineari, poco ondulati. Le pendenze sono molto variabili, da deboli a forti; mentre la classe più frequente è probabilmente la moderata. Le quote vanno da 100 a 580 m s.l.m.
L'unità, costituita da 7 delineazioni, ha una superficie totale di 9.090 ha. L'utilizzazione del suolo prevalente è agricola (seminativi, oliveti); in via subordinata, nei versanti più ripidi, vi sono aree a vegetazione naturale, essenzialmente arbustiva ed erbacea.
Sono presenti suoli di diverso grado evolutivo: suoli a profilo differenziato per rimozione dei carbonati, lisciviazione, melanizzazione (suoli Pomarico), suoli moderatamente evoluti per ridistribuzione dei carbonati e melanizzazione (suoli Concone), e suoli con ridistribuzione dei carbonati iniziale e brunificazione (suoli Timmari).

 
Profilo rappresentativo dei suoli Candida (presso Borgo Venusio, Matera)
 
           
                         
Suoli prevalenti
Suoli Pomarico (POM1)

Questi suoli hanno un epipedon mollico con un contenuto in sostanza organica da moderato a buono, al di sotto del quale sono presenti orizzonti argillici di spessore e grado di espressione variabili. Sono suoli molto scarsamente calcarei, e non vi sono in genere orizzonti calcici entro i primi 2 metri di profondità. Sono molto profondi, a tessitura argilloso sabbiosa e scheletro da scarso ad assente. La reazione è neutra in superficie e subacida in profondità, e il tasso di saturazione in basi è alto. Hanno permeabilità moderatamente bassa e drenaggio mediocre.
Classificazione Soil Taxonomy: Typic Argixerolls fine, mixed, semiactive, thermic.
Classificazione WRB: Chromi-Luvic Phaeozems.

Suoli Concone (CON1)
Suoli profondi, hanno un epipedon mollico con un contenuto moderato in sostanza organica, e presentano uno o più orizzonti calcici entro il metro e mezzo di profondità. Sono suoli moderatamente calcarei in superficie, molto calcarei in profondità.

 
L’unità cartografica 11.4 presso Ferrandina, con un’olivicoltura
di pregio
               

La tessitura è franco sabbioso argillosa in superficie e franco argillosa in profondità, e lo scheletro è scarso o assente. Hanno reazione alcalina, alto tasso di saturazione in basi, permeabilità moderatamente bassa e drenaggio mediocre.
Classificazione Soil Taxonomy: Typic Calcixerolls fine loamy, mixed, active, thermic.
Classificazione WRB: Calcaric Phaeozems.

Suoli Timmari (TIM1)
Sono profondi, moderatamente evoluti, con un orizzonte cambico di spessore moderato (30-50 cm) sovrastante substrati sabbiosi. Franco sabbiosi in superficie e sabbiosi in profondità, hanno scheletro scarso o assente. Sono molto calcarei in tutto il profilo, talora moderatamente calcarei negli orizzonti superficiali, hanno reazione alcalina in superficie e molto alcalina in profondità e alta saturazione in basi. La permeabilità è alta e il drenaggio buono.
Classificazione Soil Taxonomy: Typic Haploxerepts coarse loamy, mixed, superactive, thermic.
Classificazione WRB: Eutric Cambisols.